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Pontello ricorda: “Che rabbia quella finale Uefa”

L’intervista di David Guetta all’ex Presidente viola Ranieri Pontello

Redazione VN

Sulle colonne del Corriere Fiorentino troviamo un'intervista di David Guetta a Ranieri Pontello, Presidente della Fiorentina negli anni '80. Vi proponiamo alcuni passaggi dell'intervista che potete trovare nella versione integrale all'interno del quotidiano oggi in edicola:

"Potevamo essere la proprietà più vincente dell'intera storia viola e invece per colpa della Juventus abbiamo chiuso il nostro ciclo decennale senza nemmeno un successo, come fa ad essere per me una partita come tutte le altre?". Ranieri Pontello è oggi un distinto signore sulla sessantina, nel 1980 fu il più giovane presidente della serie A. Puoi dialogare con lui di mille argomenti, anche di pallone, ma se gli ricordi i colori bianconeri si accende pur non arrivando mai a toccare i vertici del padre, il Conte Flavio. "Nell'anno della lotta testa a testa contro di loro dette di metalmeccanico all'avvocato Agnelli, ma faceva parte del gioco, era una battuta scherzosa con un amico. Infatti lui non si arrabbiò, il calcio non si prendeva così sul serio come oggi in cui tutti sono diventati molto più permalosi. Sorrise e non ci rispose mai per le rime, solo che alla fine lo scudetto lo vinse la Juve" (...).

La più bella partita contro la Juventus

"Certamente quella dell'83/84, nel campionato in cui Platini, non proprio uno qualsiasi, disse che giocavamo il miglior calcio d'Italia. Fece un gol fantastico Antognoni di testa e poi ci fu la doppietta di Daniel Bertoni, che dopo la seconda rete, tornando verso il centrocampo, mi indicò il polso per ricordarmi che stava avvicinandosi al numero di realizzazioni che prevedeva il regalo di un costoso orologio...".

La soddisfazione

«La stagione 84/85 si rivelò molto deludente: avevamo preso Socrates per sostituire Antognoni infortunato e andò male, fummo anche costretti a sostituire De Sisti, a cui eravamo tutti legati, e Ferruccio Valcareggi limitò i danni. Però vincemmo per la prima volta sotto la mia presidenza a Torino, una gioia impagabile e non importa se voleva dire pochissimo per la nostra classifica, che per fortuna era già abbastanza tranquilla. E pensare che quella volta lì decisi stranamente di non seguire la squadra in trasferta».

La rabbia

«Come si fa a dimenticare l'ultimo atto della nostra gestione con la doppia finale Uefa? È soprattutto la gara di Torino a bruciarmi ancora: l'errore di Landucci sul tiro di De Agostini, le indecisioni di Baggio davanti a Tacconi, l'arbitraggio a nostro sfavore dello spagnolo Aladren. Perdemmo tre a uno senza meritarlo assolutamente e compromettemmo così le possibilità di vittoria della Coppa».