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Poesio scrive: “In volo con il vento dell’est”

L'articolo de' Il Corriere Fiorentino

Redazione VN

Sempre lassù. Sempre al comando. Nonostante quando la Fiorentina entra in campo a Marassi le dirette avversarie abbiano già vinto e il rischio di finire addirittura quarti è reale. Che carico da novanta, che pressione sui ragazzi di Sousa che però sanno come allargare la spalle, proprio al momento giusto.

Sorreggere la pressione di una città intera, con quasi duemila tifosi anche ieri in trasferta, sembra infatti quasi una piacevole abitudine, quello stimolo in più che rende possibili anche le imprese più difficili. E così la testa della classifica di serie A è ancora dipinta di viola. Da una sosta all’altra per trovare la Fiorentina non c’è da faticare molto, basta partire dall’alto. Dove Gonzalo e compagni (l’argentino ormai è capitano anche quando in campo c’è anche Pasqual) guidano il gruppetto composto anche da Inter, Roma e Napoli che sembra avere proprio l’intenzione di scappare via, facendo il più possibile il vuoto sulle altre pretendenti a un posto al sole (il Milan ora è a 7 punti, la Juventus e la Lazio a 9). Viola in volata, insomma, anche se ancora manca un terzo del girone d’andata e le insidie restano altissime per un gruppo che sta correndo con l’acceleratore sempre al massimo. Eppure partite come questa contro la Sampdoria aumentano di molto l’autostima e la consapevolezza di essere a tutti gli effetti una grande squadra, in grado di fare la voce grossa con tutti. Perché, diciamolo, è proprio bella la Fiorentina. Nel suo non accontentarsi mai, nell’essere sempre sulla corda (grazie alle urla incessanti di Sousa e a una fame di vittoria che ha contagiato tutti) ma allo stesso tempo lucida nello scegliere la giocata, nell’interpretare il momento della partita. E poi come è rocciosa quando si chiude a difendere con le unghie e con i denti. Anche quando sembra sul punto di perdere le distanze, di aprire qualche pericoloso varco c’è sempre qualcuno che si sacrifica, che allunga il piede, che non rinuncia mai e che alla fine ci mette la pezza. Quella decisiva.

Eccola insomma la tribù di Paulo Sousa che inizia a prendere forma davvero. Dove Ilicic segna subito (al 10’), va vicino al raddoppio, e poi lo serve su un piatto d’argento a Kalinic che al 13’ della ripresa chiude i conti (anche con se stesso dopo un errore clamoroso nel primo tempo). Dove Bernardeschi corre come un indemoniato in su e in giù sulla fascia destra senza sentire la fatica di coppa, e dove Badelj a centrocampo fa quello che vuole con il pallone tra i piedi guidando i compagni da vero leader. E poi Tatarusanu che resta a guardare per quasi tutti i novanta minuti ma che quando serve sfodera il paratone, come su Muriel a quindici minuti dalla fine su assist involontario di Roncaglia mentre Astori è ancora perfetto e si è meritato la convocazione di Conte in Nazionale.

Singoli, certo, ma non solo. Perché alla base di tutto c’è sempre il gruppo, compatto e deciso proprio come lo vuole il capo tribù Paulo Sousa che da mesi lavora sulla costruzione di una nuova identità collettiva.

Chissà allora cosa pensa ora il tarantolato Ferrero che in estate aveva liquidato il portoghese «in tre minuti» e che ora in tribuna prima tira calci alla poltroncina, poi scaraventa a terra lo sciarpone, quindi (nella ripresa) resta in silenzio basito davanti a tanta superiorità di una Fiorentina che per la prima volta in questa stagione porta via tre punti dal Marassi blucerchiato inviolato finora, per la nona vittoria in dodici partite di campionato, la quarta di fila Europa inclusa.

Numeri che fanno sognare, e che dimostrano anche la facilità con cui ormai i viola giocano su tutti i campi senza sentire la differenza tra una partita in casa e una in trasferta. Lo sanno bene le dirette avversarie che faticano a scrollarsi di dosso questa sorprendente Fiorentina. Ancora al comando a dettare il ritmo. Mica facile tenerlo, soprattutto quando a scandire il tempo c’è lui, un portoghese di nome Paulo.