Celeste Pin, getti la maschera e confessi che anche lei non dava molto fiducia a questa Fiorentina.
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Pin: “Scommetto sul Viola”
L'ex difensore a La Nazione: "Il salto di qualità nasce da Borja Valero"
«Alt. Si fermi subito. Lo dico subito e non temo di essere smentito, ma alla vigilia di questo campionato ero il più ottimista dei pessimisti. Ho i testimoni (ride, ndr), perché ho sempre sostenuto che la Fiorentina sarebbe arrivata al quarto posto».
Ricalcando, insomma, il cammino della Fiorentina di Montella, quindi questa squadra ha poco da invidiare a quella passata?
«Dico che sono due squadre diverse, con due fisionomie e filosofie di gioco diverse, ma non necessariamente uno è più debole dell’altra».
Lei che è stato un grande difensore, non può che essere orgoglioso del ‘suo’ reparto. Pochi gol subiti e tanta concretezza...
«Non si può pensare di dividere una squadra in compartimenti stagni. E’ ovvio che quando l’attacco segna tanto i protagonisti vanno sulle copertine; meno i difensori, ma è normale che sia così. Al contrario bisogna fare un discorso più ampio».
Prego...
«Non penso di fare una scoperta eclatante dicendo che il calcio è un gioco d’insieme e ognuno ha il suo ruolo. Quando si vince è merito di tutti».
Anche della difesa così poco battuta.
«Ma anche del centrocampo che è molto più aggressivo anche sotto il profilo fisico e fa molto più filtro rispetto a prima».
Che fa, rinnega l’importanza del ruolo che ha difeso con grande onore nella sua carriera?
«Assolutamente no, perché al difesa sta facendo cose straodinarie, a cominciare dal portiere. Tatarusanu anche contro l’Atalanta ha dimostrato di avere doti importanti e sa essere pronto, con il risultato in bilico, a fare parate decisive come quella su Maxi Moralez».
Vero, ma davanti a lui ci sono giocatori che arrivano da stagioni complicate e invece si stanno rivelando preziosissimi. Penso ad Astori e Roncaglia.
«Ogni stagione ha una storia propria. Mi sembra che l’anno scorso i gol arrivavano più per demeritri propri che non per meriti degli avversari. Ora mi sembrano tutti molto più concentrati e, se si esclude i venti minuti sciagurati di Torino, la tensione non è mai mancata».
Convinto più dal gioco di Montella o da quello di Paulo Sousa?
«Detta così la risposta è scontata, perché i numeri parlano per l’allenatore portoghese, ma sarebbe ingeneroso dirlo».
Eppure la versione dell’ex tecnico del Basile sta lasciando tutti a bocca aperta...
«Allora diciamo così, il cambiamento tattico è stato digerito a tutta la squadra. Borja Valero con Montella si era un po’ perso anche perché il gioco passava tutto dai piedi di Pizarro e se non c’era lui si andava un po’ in confusione. Ora è diverso».
In che senso?
«Se manca un centrocampista, l’alternativa è dello stesso livello e regge l’impatto, anche se...».
Anche se?
«Il giocatore che in questo momento è fondamentale è Borja Valero. Lo spagnolo è il perno del gioco della Fiorentina e secondo me sta giocando addirittura meglio della sua prima stagione in maglia viola».
Si è dato una spiegazione?
«Mi sembra che Paulo Sousa gli abbia dato piena fiducia e la libertà di scegliere la posizione in campo anche al di là degli schemi di riferimento. A Milano, ad esempio, è stato più presente lui nelle azioni della Fiorentina che il pallone...».
Ma lei è uno di quelli che crede davvero nello scudetto o prova a frenare, anche per scaramanzia?
«Sono d’accordo con Sousa quando dice che i tifosi devono sognare. E io mi godo questo momento. Il calcio è fatto di episodi e sono a favore, arriveranno anche i momenti difficili, ma ora siamo primi e allora, come ho detto prima, mi gusto il primato. Poi si vedrà».
La Nazione
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