«Un abbraccio alla Fiorentina, le voglio bene. Mi dicono del suo compleanno, io rispondo con questa frase: la Fiorentina mi ha dato la più grande soddisfazione della mia carriera di allenatore». Sono parole di Bruno Pesaola, ovvero il secondo scudetto. E subito ricorrono i nomi dei giocatori, con questa considerazione: «Si andò avanti per tutta la stagione con quattordici giocatori, il portiere Bandoni ne fece una, anzi mezza, l’ultima. Mariani una. Ricordo in particolare De Sisti e Merlo e ricordo la vittoria sul campo della Dinamo di Kiev davanti a centomila spettatori. La Dinamo era uno squadrone, la nostra era una squadra senza fuoriclasse, ma che sapeva giocare». Firenze in sé? «Mi trovai benissimo — risponde Pesaola — con voi giornalisti non dico che si fosse amici, però c’era rispetto reciproco, e quello ci fece andare avanti bene». Benissimo a Firenze, sì. Meno che quella sera in cui il Petisso raggiunse lo stadio a bordo della sua «500» e fece il brindisi di addio col presidente Baglini. Bicchieri di carta, acqua minerale.
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Pesaola: “Firenze ti amo. Quello scudetto…”
«Un abbraccio alla Fiorentina, le voglio bene. Mi dicono del suo compleanno, io rispondo con questa frase: la Fiorentina mi ha dato la più grande soddisfazione della mia carriera di …
La Nazione
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