Un Pizarro molto più ciarliero e sorridente, sempre con la battuta da sparare, pronto a sdrammatizzare su tutto e in questo senso molto fiorentino. Grande giocatore, Eraldo Pecci. Nato calcisticamente a Bologna, poi vincitore a Torino e quindi rimpianto a lungo a Firenze, dove è stato per quattro intense stagioni il giocatore preferito dal Conte Pontello. Un uomo dalla rara sensibilità, che neanche sapeva di aver lasciato tanti amici in Toscana. Un quasi scudetto nel 1982, 138 partite e 13 gol, spesso pesanti come macigni, una regia a tutto campo facendo viaggiare il pallone, che «non suda mai e che corre molto più veloce di me». Bologna però è un'altra cosa. Perché lì ci sono le prime emozioni, l'inizio e la fine della carriera e solo il Toro può competere con quel bellissimo groviglio di affetti. Ma se un amico chiama da Firenze, Pecci c'è. Sempre.
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Pecci, il Pek col cuore diviso a metà
Un Pizarro molto più ciarliero e sorridente, sempre con la battuta da sparare, pronto a sdrammatizzare su tutto e in questo senso molto fiorentino. Grande giocatore, Eraldo Pecci. Nato calcisticamente …
David Guetta - Corriere Fiorentino
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