E’ al lavoro da un mese e mezzo, Paulo Sousa. E La Nazione, con Paolo Chirichigno, descrive le tre “mosse” del tecnico.
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Paulo Sousa e le tre mosse per riaccendere Firenze
Ecco le tre priorità di Paulo Sousa
Il suo primo compito è stato quello del rompighiaccio umano tra una società troppo chiusa in se stessa e una tifoseria spiazzata e comunque mal disposta. Un ruolo da psicologo, da grande comunicatore, che il nuovo allenatore ha subito messo in pratica dal raduno. Mani tese verso tutti, apertura al dialogo, autografi mai negati e una carezza un po’ ruffiana ma ben assestata alla gente di Firenze, che fa sacrifici per seguire la propria squadra anche all’estero.
Poi il modo di affrontare la stampa: si porta dietro un’agendina con gli argomenti e i messaggi da mandare all’esterno segnati di rosso. Meticoloso, al limite del maniacale, così lo aveva descritto Rosalen Lopez, il preparatore dei portieri che lo aveva avuto come capo al Videoton, in Ungheria.
Infine l’altro Sousa, quello che lavora sul campo. Sousa è stato un grandissimo centrocampista di classe e grinta, un giocatore che non disdegnava la randellata quando era necessario. L’investitura da tecnico di alto profilo Sousa l’ha ricevuta pochi giorni fa da un suo connazionale leggermente più famoso e vincente, ma dal dna simile, Josè Mourinho: «Sousa? Non ha bisogno che dica nulla su di lui, non gli è stato regalato niente: molti della sua generazione hanno ricevuto favori, lui invece è arrivato in Italia perché ha fatto bene ovunque è stato».
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