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Parrucche colorate anti Conte, la notte viola

Un vero spettacolo prima della grande delusione

Redazione VN

Prima della delusione, prima della rabbia, una notte d’altri tempi. Con la curva avvolta da una maxi coreografia e cori e striscioni tutti contro la Juventus. Bersaglio numero uno, Antonio Conte. All’inizio lo stadio sprizza gioia, ironia, voglia di coinvolgere. Qualche tensione intorno al Franchi dove un ragazzo rimane ferito in una rissa. Poi, la partita inizia davanti a più di 36 mila spettatori, il record della stagione. La partenza è da brividi, con la coreografia della Fiesole: sfondo biancoviola e gigante maglia viola al centro della curva. E dopo il logico augurio di buon compleanno a Stefano Borgonovo parte il “chi non salta bianconero è” al quale si associa anche il sindaco Renzi.

Un attimo prima del fischio d’inizio in tribuna arrivano l’infortunato Jovetic, l’epurato Ljajic e lo stralunato Krasic. Tanto fuori dal progetto Juventus che guarda la gara seduto tra i due viola. In prima fila ci sono Andrea Della Valle ed il sindaco Renzi, qualche seggiolino più su anche il ct azzurro Prandelli. Che sia una partita diversa dalle altre lo si capisce subito, Montolivo e Lazzari sono applauditi ad ogni pallone. I posti più ambiti sono quelli del Parterre di Tribuna, sul centro destra. Perché un passo più in là, dietro al vetro, staziona lui, Conte. Nel frattempo i settori sono tappezzati da riferimenti “tricologici”. Una carrellata infinita che parte così: “Meglio pelato che trapiantato”, “CONTEnto dei capelli?” e “Conte, ma con Vidal ti ci lavi il parrucchino?”. Non poteva certo mancare il riferimento alla Juventus che fu, quella che Zeman per primo accusò di abuso farmacologico. E così appare un “Conte ieri creatina, oggi crescina” che strappa applausi. Come promesso ci sono tante parrucche, di vari colori, ma soprattutto c’è la Juventus. Il palo di Vucinic non fiacca il tifo, il gol del montenegrino subito dopo nemmeno. Solo l’espulsione di Cerci ed il conseguente raddoppio bianconero strozzano parzialmente la voglia di urlare per i viola. Con la curva che prova comunque a spingere la Fiorentina. Fino al minuto numero 45. Quando arriva il primo coro che invita a tirare fuori gli attributi e la valanga di fischi che accompagna l’intervallo. Nella ripresa, il crollo. E l’amarezza.

Giovanni Sardelli - la Repubblica