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Paolo Valenti, quando il calcio in tv era serio

A VOLTE verrebbe voglia di sapere la sua reazione nel vedere lo sport sui canali Rai trattato alla sorta di un baraccone da luna park: «Venghino, signori venghino, più gente …

Redazione VN

A VOLTE verrebbe voglia di sapere la sua reazione nel vedere lo sport sui canali Rai trattato alla sorta di un baraccone da luna park: «Venghino, signori venghino, più gente entra, più bestie si vedono». Il totem della Domenica Sportiva che fu di Enzo Tortora e Beppe Viola scivolato nelle mani delle paoleferrari di turno, sotto i lustrini poco. O il suo «90° minuto» sacrilegiato da Marco Mazzocchi, già adattissimo coequipier di Simone Ventura nella conduzione dell'Isola dei Famosi. Perché Paolo Valenti era un'altra cosa. Ve lo ricordate? Per anni il suo «90° minuto» è stata la prima finestra che si apriva a mostrare con le immagini a noi tifosi cosa fosse accaduto qualche ora prima sui campi della serie A. Non c'era l'immediatezza frenetica delle pay tv, lo spezzatino era solo un piatto del pranzo domenicale, e quell'attesa che iniziava dalla fine di «Tutto il calcio minuto per minuto» alla radio e terminava alle 18 col suo apparire sullo schermo, rendeva il calcio una cosa ancor più religiosa.

COME SE negli stadi si celebrasse una messa laica e per questo non potesse essere profanata dall'eresia della diretta tv, che rende plastica anche il sacro. Certo, la sua non era una trasmissione per dotti del football. Molti dei giornalisti che intervenivano dai vari campi d'Italia stavano al calcio come il Trota sta alla politica. Un mistero ben retribuito.

NONOSTANTE ciò, Valenti non si è mai avvicinato al mondo del pallone come se questo potesse essere un teatrino per guitti. Preferendo alla ribalta personale, la celebrazione dell'evento. Così, evitando per scelta di fare la prima donna, a volte poteva sembrare non avere il physique du ruole del protagonista. Ma il suo restare in disparte rispetto all'evento non significava che non sapesse riempire gli spazi: anni prima alla radio era riuscito a commentare senza annoiare mezz'ora di surplace di Antonio Maspes. Fatelo fare oggi a un qualunque cronista della Rai, da Varriale in giù, e poi misuriamone il risultato.

PAOLO Valenti, ovvero l'idea che il giornalista sportivo dovesse avere la stessa disciplina del sacerdote. Nonostante molti glielo chiedessero, rifiutò sempre di dire per quale squadra tifasse, e nessuno riuscì mai a capirlo dai suoi commenti. Di sicuro dava l'idea di non essere servo di nessun Potere, nemmeno di quello a strisce. Lui si occupava solo di partite, rifiutando le sguaiataggini di parte e dando così lezioni di stile. Uno pensa a Massimo Mauro e Vincenzo D'Amico e avrebbe voglia di correre a chiamare l'esorcista: pape satan aleppe.

AFFERMAVA però che sarebbe apparso in tv con i colori della sua squadra il giorno in cui avesse smesso di condurre 90° minuto. Non ce la fece, morì prima, il 15 novembre del 1990, ovvero 24 anni fa giusto ieri. Toccò a Nando Martellini, nella prima puntata senza di lui, rivelare la squadra per la quale tifava. Sembra quasi naturale che uno così avesse nel cuore la Fiorentina.

STEFANO CECCHI - La Nazione