Un difensore affidabile che non c’è (squalifica) e un arbitro inaffidabile che invece c’è, eccome se c’è (designazione surreale). Il risultato della somma algebrica coincide con un pareggio che non cambia la classifica cambiando invece l’umore di tanti: tifosi, dirigenti, tecnici e giocatori. Certo, Dino Tommasi da Bassano del Grappa ha dato una bella mano al Genoa. E su questo dubbi zero. Poi però c’è un discorso più generale che va fatto. Non per dare cattivi giudizi su una Fiorentina comunque volenterosa, ma per sottolineare qualche problemuccio venuto a galla, soprattutto in difesa, dove l’assenza di Gonzalo ha pesato molto o moltissimo. È un problema tecnico, ma non solo. Gonzalo è l’anima. Da lui partono tutte le azioni, perché lui è il primo play, colui che decide come impostare il gioco. Quindi l’assenza dell’argentino sottrae anche ordine, idee e personalità al gruppo. E sicurezza. Già. Perché saper giocare la palla è un’altra storia. Il buon Compper ci ha provato. Ma la differenza salta agli occhi. Troppe incertezze in fase di impostazione. E nelle chiusure.
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Orfani di Gonzalo, a Montella serve un’altra pedina
L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara (COMMENTA)
Anche Savic non è lo stesso senza Gonzalo al fianco. Lui è un marcatore puro. L’altro una specie di direttore d’orchestra, oltre che un maestro nei recuperi. I numeri dicono che Gonzalo ha saltato tre partite. A Reggio, col Sassuolo, tutto ok. Con Napoli e Genoa, invece, cinque reti subite in tutto. Tante, anche al netto del fattore arbitrale. Soprattutto perché la Fiorentina, dal punto di vista difensivo, è cresciuta parecchio, grazie a un equilibrio generale che Montella ha costruito nel tempo.
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