stampa

Nuova Fiorentina: Sousa trasformista ma dogma tridente

Allenatore camaleonte. In attesa che l’ultima panchina di A, quella viola, trovi ufficialmente l’occupante, c’è curiosità per capire cosa Paulo Sousa potrà dare alla Fiorentina. Intelligenza e personalità non sono …

Redazione VN

Allenatore camaleonte. In attesa che l’ultima panchina di A, quella viola, trovi ufficialmente l’occupante, c’è curiosità per capire cosa Paulo Sousa potrà dare alla Fiorentina. Intelligenza e personalità non sono in discussione. Caratteristiche che lo accompagnavano da calciatore. E che non lo hanno abbandonato ora che conduce dalla panca. Sul resto qualcosa si sa. Molto, invece, si scoprirà.

CONTINUITA’ L’annuncio del suo passaggio in viola non avverrà prima di lunedì. Ancora devono essere superati alcuni passaggi e il Basilea trovare il successore del portoghese. L’affare è sempre stato complesso, ma mai in discussione. Sousa è stato scelto fra molti, e per mille motivi. Soprattutto per la metodologia di preparazione agli allenamenti e alle gare. Non così lontana da quella di Montella. Lavoro sull’intensità, tanto spazio al pallone, attenzione massima al recupero fisico. E preparazione quasi maniacale dal punto di vista tattico anche studiando a fondo la squadra avversaria. Un percorso analitico per trovare i punti deboli altrui.

ROTAZIONI Camaleonte dicevamo. Perché difficilmente la stessa squadra scenderà in campo per due gare di fila. Paulo Sousa non guarda in faccia a nessuno. Il modulo viene deciso di gara in gara e muta quasi sempre a partita in corso. Differenza sensibile rispetto al tecnico precedente. Si parte dal 4-3-3, alternandolo con il 4-2-3-1. Ma c’è altro. Un turnover ragionato anche in base alla formazione avversaria. La forma fisica deve sfiorare il top, altrimenti non si gioca. Preparazione minuziosa curata da lui, indubbio. Ma anche dai suoi collaboratori. Saranno 4 o 5 quelli che il portoghese si porterà a Firenze. Altri, come il preparatore dei portieri, in viola ci sono già.

ATTACCO Una cosa non cambia. La mentalità offensiva. Fondamentale per chi allena a Firenze. Il 4-3-3 a Basilea spesso vedeva tre attaccanti effettivi. Streller centrale, l’astro nascente Embolo (classe ’97, seguito dal Milan) da una parte, Gashi (il capocannoniere) dall’altra. Buone notizie per chi, come la Viola, ha un potenziale offensivo enorme. Logico che nel centrocampo gigliato qualcosa dovrà cambiare. Impossibile vedere i tre palleggiatori che hanno segnato l’era Montella. Meglio un mix. Nel Basilea c’erano due idee. Nel centrocampo a due, un giocatore più tecnico e uno di interdizione. In quello a tre, Frei davanti alla difesa. Piedi discreti, ma anche fisico. Due interni divisi tra corsa e qualità. Ogni allenatore vorrebbe portarsi dietro qualche giocatore. Difficile tocchi a Embolo, troppo caro. Magari si potrebbe scommettere sul giovane paraguaiano D. Gonzalèz (’92). Dicono somigli a Salah.

PECCHE E dire che l’inizio in Svizzera non era stato lanciato. I risultati stentavano prima che il Basilea iniziasse a volare. A infastidire qualcuno, il fatto che Sousa non abbia mai parlato in conferenza né in tedesco né in francese. La comunicazione non è stata il suo forte. Lo stile, invece, sempre impeccabile. Tranne quando venne preso in giro per aver allenato con dei jeans attillati: più da serata, sussurravano, che da campo.

Giovanni Sardelli - La Gazzetta dello Sport