Il capocannoniere della Fiorentina si chiama Khouma Babacar, ha segnato 7 reti, e attualmente è domiciliato in infermeria tra i mediodegenti. Dietro di lui c’è Mario Gomez, che di reti in campionato ne ha fatte 4, come Mohamed Salah, che però è arrivato a gennaio, proprio come Gilardino, che una palla l’ha messa dentro. Quattro attaccanti per 16 reti, due meno di Luca Toni, a quota diciotto nella classifica dei cannonieri. E questa non è nostalgia, è matematica. E infermeria, perché il goleador vero la stagione l’ha trascorsa lì. Pepito Rossi, lui era quello spietato. Poi c’era anche Bernardeschi, giovane rampante e sfortunato. Nomi su nomi, talenti su talenti, milioni di stipendi e un risultato povero. Poverissimo.
stampa
Nessun attaccante in doppia cifra: in un dato la radiografia della crisi del gol
E Gomez sembra essersi dimenticato anche le basi. L’articolo di Benedetto Ferrara su La Repubblica
E questo è uno dei grandi problemi della Fiorentina. Non il solo. Ma quello che ti fa riflettere di più. Perché è la vera dannazione della squadra: immaginavi valanghe di reti firmate da Gomez e Pepito e ti ritrovi a buttare dentro la riedizione di Gilardino sperando in un suo guizzo estremo. E sul tedesco cos’altro dire? Sui social intorno a lui c’è una vera e propria battaglia. Chi non ne può più e chi si ostina a difenderne le doti incomprese, perché si arriva anche a questo paradosso: non è Gomez deludente, è il calcio di Montella a oscurare il suo talento. Battibecchi del web. Ma il problema resta, comunque uno la pensi sul centravanti da 5 milioni all’anno.
Qui non si tratta di decidere da che parte schierarsi, ma come fare ad arrivare in fondo alla strada nel modo migliore. Questo Gomez, in ogni caso, non è quello che immaginavamo. Goffo e scoordinato, il tedesco pare essersi dimenticato pure i movimenti più elementari del centravanti. Frustrazione? Depressione? Mah. Perché qui non si tratta di decidere se Gomez è un flop (il rapporto costi-gol, per ora, dice tutto), ma di pregare perché ritrovi un’idea di se stesso. Come qualche volta è accaduto, quando il fatto che Gomez avesse fatto gol diventava una notizia da prima pagina. Il tedesco è rinato, viva il tedesco. Poi di nuovo giù, la mano che passa sul ciuffo, gli occhi che puntano il vuoto, quel senso di solitudine che provano i centravanti senza gol. Brutta storia.
(...)
L'articolo integrale di Benedetto Ferrara in edicola con La Repubblica
© RIPRODUZIONE RISERVATA