"La stima fra Sousa e Spalletti - scrive La Nazione - è solida e l’aspetto umano c’entra poco, sono state le invenzioni tattiche a spingere l’attrazione reciproca verso livelli rari, almeno per il nostro campionato. Per spiegare meglio il feeling bisogna fare un passo indietro: ottobre 2015, serata di beneficenza in una villa sulle colline di Firenze, fra gli invitati ci sono Sousa (sulla panchina viola da pochi mesi, lanciato nei piani top della classifica) e Spalletti, in quel periodo in attesa di sistemazione dopo l’addio allo Zenit. Sousa è un po’ spaesato fra persone che non conosce, si guarda intorno e cerca almeno un volto già catalogato, Spalletti non è l’ospite d’onore ma si muove con maggiore disinvoltura, saluta amici, incrocia conoscenti, scocca sguardi. I due allenatori finiscono allo stesso tavolo.
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Nazione: Sousa-Spalletti, nemici solo per gioco
Fra i due allenatori c'è una stima sincera. Quando Luciano (senza una panchina) studiava i viola. L'incontro e il confronto tecnico, quella sera a Firenze
"E lì Spalletti – mentre Sousa impercettibilmente sgrana gli occhi – si rivela un informatissimo fan del portoghese, snocciola la raffica di accorgimenti tattici di cui ha preso nota bevendosi le partite della Fiorentina, elogia la difesa a «tre e mezzo con Alonso che sale», magnifica gli equilibri sottili che Borja gestisce in un centrocampo che varia le linee, si complimenta per la scelta coraggiosa di Kalinic, elenca dettagli stilistici che solo allenatori ossessionati dallo studio maniacale possono cogliere. Sousa resta a bocca aperta, indeciso fra l’opzione di essere orgoglioso o preoccupato.
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