Passa la Juve, che al contrario delle recenti abitudini cresce alla distanza e su punizione ritrova Pirlo in versione mago. Esce la Fiorentina, che gioca un solido primo tempo e a metà ripresa — episodio decisivo — perde Gonzalo per doppia ammonizione nell’unica occasione in cui Llorente riesce a saltarlo: in 10 contro 11 la logica della partita viola s’indebolisce di schianto e le buone parate di Neto testimoniano la forza bianconera. Ma prima dell’espulsione di Gonzalo resta a lungo in bilico l’ottavo di finale di Europa League: la Fiorentina questa volta non sbaglia approccio cercando di spingere subito e ha poco da rimproverarsi nel contesto di una partita interpretata con grande generosità. Al calo fisico nel secondo tempo corrisponde però il contributo modesto dell’attacco (sia con Gomez, sia con Matri) nonostante Montella avesse preparato un assetto predisposto al gioco e non contenimento. Avrebbe dovuto essere essere più concreta la Fiorentina quando si è avvicinata a Buffon con una continuità che faceva supporre altri sviluppi. Gli applausi finali della Fiesole, che chiamano la squadra sotto la curva, sono la certificazione che l’anima della squadra ha raggiunto il cuore dello stadio: è stata questa volta più forte la Juve, soprattutto alla distanza, sebbene fino all’episodio Gonzalo-Llorente la pressione fosse costante, ma non irresistibile. Partita comunque bella e giocata a ritmi alti.
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Nazione: L’attacco non fa la sua parte
Passa la Juve, che al contrario delle recenti abitudini cresce alla distanza e su punizione ritrova Pirlo in versione mago. Esce la Fiorentina, che gioca un solido primo tempo e …
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Angelo Giorgetti - La Nazione
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