"Se ne va disprezzato e indisposto (gastroenterite acuta) un giovane calciatore che - scrive La Nazione - per due anni ha indossato il numero 10 della Fiorentina. Il disprezzo fa parte del gioco come la gastroenterite per non venire in ritiro a Moena, nessuno infatti si scandalizza, a margine del divorzio il punto però non è questo: se Bernardeschi ha seguito la sua ambizione, Firenze non si è mai innamorata di lui. Almeno, non si è mai innamorata completamente.
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Nazione: Bernardeschi, un addio senza amore
Le frasi di Bernardeschi ad effetto sulla maglia viola non hanno fatto colpo
"Eppure l’ex piccolo Berna - che orgoglio, un prodotto del vivaio - in undici anni ha attraversato le giovanili è si è costruito una carriera in vetrina, passando da Crotone e allo stage in Nazionale con Prandelli, quando giocava in prestito in serie B. Eppure da grande Berna si è preso le proprie responsabilità in campo e i compagni hanno da subito capito che oltre ai tatuaggi c’erano gli attributi, eccome, per alzare il livello nei momenti più tosti - vedi la partita contro il Napoli - quando sarebbe toccato ad altri prendere l’iniziativa del comando.
"L'amore di Firenze però è rimasto razionale, sempre con un filo di sospetto, come se la scelta di indossare il numero 10 - occhio ai sacrilegi, fu di Antonio! - fosse un esercizio di libido personale e non collettiva. Insomma: Berna indossava la maglia in nome di se stesso e non della la città.
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