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Nazionale, è la stagione del grande freddo

Il centro tecnico di Coverciano gode di una sua extraterritorialità, a Firenze, una versione calcistica dello Stato Pontificio a Roma. La città e la sua cittadella sportiva, nata da una …

Redazione VN

Il centro tecnico di Coverciano gode di una sua extraterritorialità, a Firenze, una versione calcistica dello Stato Pontificio a Roma.

La città e la sua cittadella sportiva, nata da una delle grandi intuizioni di Artemio Franchi, vivono da decenni un rapporto di simbiosi, di convivenza utile (Coverciano è una dote importante per Firenze) e partecipata, in alcuni casi fin troppo.

Sono rimasti celebri, senza farne un vanto, i fatti dell’estate ’90, quando il ritiro azzurro di quella nazionale di Vicini che si stava preparando ai mondiali fu l’occasione per la protesta viola in seguito al trasferimento di Baggio alla Juventus e alla scelta di Avellino come seconda sede di quella doppia finale di Uefa con i bianconeri.

Ha vissuto anni difficili il rapporto fra la città e la nazionale, ricomposto negli anni di Prandelli con un paio di partite al «Franchi» seguite da oltre ventimila spettatori.

Con l’ex tecnico viola, gli allenamenti azzurri sono stati spesso aperti ai ragazzi e ai rappresentanti delle associazioni umanitarie cittadine, ma al di là di rapporti lodevoli del genere, non è che i tifosi si accalcassero ai cancelli e alle reti del centro tecnico per accogliere la squadra e i giocatori.

Non c'è da sorprendersi, dunque, se il primo giorno da ct di Antonio Conte è stato accolto con indifferenza dalla città. Storie di storico arsenico da campionato e di vecchi tupè esposti in curva. Conte, come ex allenatore della Juventus, non ha goduto e non gode di particolare simpatia da queste parti.

Ne ha anche parlato, il successore di Prandelli, con una buona capacità diplomatica, ora che Coverciano è diventata casa sua, Conte-city. La sua risposta, anche emozionata: «Sono venuto qui la prima volta come azzurrino under 15, tornarci ora da ct mi mette i brividi».

Ci fosse stato Antognoni, e non Oriali, al suo fianco, sarebbe stato più facile rompere il ghiaccio con la città, ma la mancata promozione dell’ex capitano viola come team manager azzurro, in questo senso, non ha contribuito a rendere più popolare a Firenze l’ambiente azzurro, più che la nazionale.

Dispiace soprattutto per Antognoni, ma la decisione è stata presa a Roma, dal nuovo corso federale.

A Firenze, Conte c’era già stato dieci giorni fa, per incontrare Montella e per una prima verifica delle condizioni di Rossi. «Pepito? Lo aspetto», ha ripetuto anche ieri il neo-ct. E sull’attesa per il suo gioiellino, se è per questo, Firenze si sta struggendo da tempo, al di là dei cancelli di Coverciano.

La Nazione