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Napoli e Fiorentina, la crisi del tiki-taka all’italiana

Se il Mondiale in Brasile ha segnato la morte del tiki-taka, in Italia il gioco con una chiara impronta spagnoleggiante vive un forte momento di crisi. L’anno scorso Napoli e …

Redazione VN

Se il Mondiale in Brasile ha segnato la morte del tiki-taka, in Italia il gioco con una chiara impronta spagnoleggiante vive un forte momento di crisi. L’anno scorso Napoli e Fiorentina, che rappresentavano l’espressione più pura del possesso palla e del palleggio insistito per via orizzontali con l’obiettivo di costringere l’avversario nella propria metà campo, sono state realtà importanti: terzi gli uomini di Benitez, che a lungo hanno sperato di agguantare il secondo della Roma; quarti i viola di Montella, che sono arrivati anche negli ottavi di Europa League, fermati solo dallo strapotere della Juve. Inoltre, Napoli e Fiorentina, sono state le protagoniste della finale di coppa Italia.

Quattro mesi e mezzo dopo, entrambe vivono un momento di difficoltà che il confortante esordio europeo, rispettivamente con Sparta Praga e Guingamp, ha solo leggermente annacquato. Il tiki-taka non va più di moda. Montella, addirittura, sta cercando di cambiare registro: meno possesso, più verticalizzazioni, sovrapposizioni, intensità, più forza fisica dentro la squadra. «Uniamo il vecchio al nuovo», ha detto Vincenzino prima di salire sul charter che ha portato la squadra a Bergamo dove l’attende l’insidiosa sfida con l’Atalanta. La verità è che il cambio non è stato ben metabolizzato e il tiki taka non è più efficace come un tempo anche perché Pizarro ha brillato solo con il Guingamp e Borja Valero è un po’ involuto, fa pressing con la solita costanza, ma è impreciso negli appoggi. Inoltre, l’allenatore viola deve trovare un modo per servire Gomez, che lui ha voluto e che l’anno scorso non ha mai avuto per via degli infortuni. Un conto è giocare con Jovetic e Ljajic oppure con Rossi, abili tra le linee, un altro con un gigante piazzato in mezzo all’area. Il risultato è maggiore liberta a Cuadrado, anche per ottenere l’effetto sorpresa. E, per completare la sorpresa, Montella medita anche il cambio tattico rispetto alle prime partite ufficiali, dal 4-3-3 al 3-5-2 con Alonso sulla linea dei difensori e Ilicic accanto all’addormentato Gomez.

Il Napoli, invece, non cambia niente: nè uomini, nè filosofia. Benitez non rinnega le sue idee e sarà così anche a Udine, contro Stramaccioni. Lo spagnolo insiste con il 4-2-3-1, il marchio di fabbrica di Rafa, casomai medita di dare un turno di riposo a Callejon, davvero spento in questo avvio di stagione, a favore di Insigne che giocherà a fianco di Hamsik e Mertens dietro il Pipita Higuain. Il problema non sono le gambe, ma la testa. Il Napoli, secondo Benitez, non ha elaborato il lutto. L’eliminazione dalla Champions è stata un colpo durissimo da digerire. «Ma non siamo in crisi», ha spiegato lo spagnolo e Montella ha aggiunto: «Non vinciamo per il monte ingaggi», il chiaro messaggio alla dirigenza. La classifica però piange: un punto per i viola, tre (sofferti contro il Genoa) per i partenopei. Bergamo e Udine rappresentano già incroci pericolosi.

Alessandro Bocci - Corriere della Sera