Mentre l'arbitro Gervasoni febbrilmente discute col guardalinee Maggiani la dinamica che ha portato al gol di Bergessio, i giocatori della Juve, che stanno assediando a gran voce Maggiani, non possono avere certezze. Ma pochi secondi dopo la decisione di annullare - esattamente 19 in base ai calcoli di Sky, che manda il primo replay un minuto e 3 secondi dopo il gol - la verità comincia a diffondersi nello stadio Massimino. I giocatori in panchina la apprendono dai giornalisti che curano il bordocampo, e ovviamente ne informano subito i compagni: a urla furiose i catanesi, con cenni discreti gli juventini. In tribuna c'è chi si è portato dietro il tablet, sa tutto in tempo reale, e la consapevolezza dell'errore si allarga fra la gente a macchia d'olio. Sarebbe divertente conoscere i dati delle celle telefoniche che coprono lo stadio, perché fra chiamate e sms per un paio di minuti il traffico avrà toccato un picco mostruoso. E' certamente ragionevole pensare che cinque minuti dopo il gol di Bergessio l'intero stadio conosca la verità. L'intero stadio tranne sei persone, l'arbitro Gervasoni e i suoi assistenti: il problema è che sono state quelle sei persone a prendere la decisione.
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Moviola in campo per fuorigioco e gol fantasma
La proposta della Gazzetta per tre casi di gioco: anche la condotta violenta
I tempi cambiano
Beh, è surreale. Come ha scritto ieri su questo giornale Alessandro de Calò, per risolvere ogni dubbio con l'instant replay sarebbe bastato il tempo in cui l'«assemblea condominiale» dei sei arbitri ha partorito la decisione sbagliata. Può darsi che il Collina dei bei tempi sarebbe riuscito a rimontare l'errore, dirigendo bene da lì sino al 90' malgrado l'ambiente inferocito. Gervasoni e per il molto di sua competenza Maggiani non ci hanno nemmeno provato, travolti dal peso di uno strafalcione che almeno all'intervallo, ma probabilmente anche prima, è stato loro comunicato. Questa domenica è stata perpetrata una grave ingiustizia ai danni del Catania. Ma ogni domenica sono tutti gli arbitri e i segnalinee a patire l'ingiustizia altrettanto grave di essere le uniche persone all'interno dello stadio prive di un supporto tecnologico che possa aiutarle a capire cos'è successo. Tutti quelli che non decidono, entro pochi secondi sanno; quelli che decidono, invece, devono farlo al buio. E non è vero che è stato sempre così. Un tempo gli spettatori avevano la certezza di ciò che era successo non allo stadio ma a casa dopo le 22, quando Carlo Sassi alla Domenica Sportiva chiedeva all'operatore Heron Vitaletti di azionare la moviola. Lo spettacolo sportivo si è molto evoluto nel tempo; difficile capire perché solo gli arbitri debbano restare all'età della pietra.
Quattro verità
Nella nona di campionato la moviola in campo avrebbe ristabilito oltre ogni ragionevole dubbio quattro verità andate perdute: il gol di El Shaarawy era da annullare per fuorigioco di Abate, il gol di Bergessio era regolare, il gol di Vidal andava annullato per fuorigioco di Bendtner, il gol di Mauri era regolare. Si dice che spesso nemmeno la moviola risolva un dubbio, ed è vero per quanto riguarda i falli da contatto. Infatti noi pensiamo che l'instant replay vada introdotto esclusivamente in tre casi: fuorigioco, gol/non gol e condotta violenta. Nove volte su dieci il replay rivela chiaramente la posizione di un giocatore, e comunque aiuta a capire se la palla ha passato la linea di porta. Per quanto riguarda i fallacci non visti, ma così chiari da fare scattare la prova tv, giustizia vorrebbe che il provvedimento venisse preso subito. In alternativa, si potrebbe mutuare il regolamento del tennis: come lì la possibilità di ricorrere all'occhio di falco ha totalmente svelenito il clima, così una squadra che — diciamo — due volte a gara potesse chiedere il replay di un'azione conclusa non avrebbe poi ragioni per recriminare. E magari è proprio questo che non piace.
La Gazzetta dello Sport
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