La bara di Piermario Morosini ha lasciato Pescara poco dopo le nove del mattino, ma il centro della storia sanitaria e giudiziaria nata dalla sua morte continua a gravitare fra l'ospedale Santo Spirito e la Procura. Il medico che ha condotto l'autopsia, il dottor Cristian D'Ovidio, si è chiuso in un comprensibile riserbo. Si sa solo che la causa genetica è una delle ipotesi considerate e su cui saranno effettuati esami specifici. Forse anche quello del Dna, che è per ora però, solo una eventualità. Dalla Procura emerge che l'autopsia avrebbe fornito «elementi utili, escludendo tanto» dal quadro delle ipotesi. Ma manca la maggior parte degli esami, che si svolgeranno - per quanto riguarda la parte tossicologica - al Gemelli di Roma, dove lavora Simona Martello, perito nominato dalla Procura.
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Morosini, dal Dna può arrivare la verità
La bara di Piermario Morosini ha lasciato Pescara poco dopo le nove del mattino, ma il centro della storia sanitaria e giudiziaria nata dalla sua morte continua a gravitare fra …
La tempestività
L'inchiesta giudiziaria parte dalla tempestività. Sono state acquisite le immagini dei soccorsi a Morosini. Il tempo trascorso dal malore alla partenza dell'ambulanza è stato di 6'24". L'elemento tempestività è legato naturalmente all'esito medico legale. Cioè alla possibilità che Morosini fosse ancora vivo nei primi minuti dopo il malore: l'autopsia non lo esclude.
Il defibrillatore
La polemica sul mancato uso del defibrillatore si è inasprita: la Procura ha acquisito un filmato di una trasmissione dell'emittente Rete8 in cui Marco Di Francesco, paramedico in servizio allo stadio, avrebbe detto che è stato il medico del Livorno Porcellini a impedirgli di usare il defibrillatore. Com'è noto, tutti i medici impegnati nei soccorsi hanno spiegato che l'assenza di attività elettrica ne rendeva inutile l'impiego. Il Livorno risponde che «è irrispettoso verso la memoria di Piermario alimentare una corsa alla ricerca di responsabilità, che non deve essere fatta in modo mediatico ma scientifico, ed eseguito dalle autorità competenti». Però una cosa è il dibattito medico sul defibrillatore, altro il suo peso giudiziario. La pm Valentina D'Agostino dovrà stabilire se sono state o no rispettate le regole norme e circolari delle Leghe, che prevedono defibrillatori a bordo campo, ma non l'obbligo di usarlo.
La Gazzetta dello Sport
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