Parlare a Vincenzo Montella di moduli è un po' come fargli un dispetto. Lui, allenatore della nuova generazione, fresco del corso di Coverciano, ma soprattutto allievo di tecnici vincenti come Capello e Spalletti che hanno sempre interpretatoi rigidi dettami tattici, preferisce l'elasticità e una diversa filosofia. Perché per l'Aeroplanino esistono i «sistemi di gioco» attraverso cui suddividire e gestire al meglio le tante partite che si giocano all'interno di una stessa gara. Dove si trovano le «transizioni positive» e le «negative», cioé due fasi, quella di possesso e quella del recupero palla, a cui tutta la squadra deve partecipare mantenendo sempre le distanze e modellandosi a seconda dello sviluppo dell'azione.
stampa
Montella, un 4-3-3 per “todocampisti”
Parlare a Vincenzo Montella di moduli è un po’ come fargli un dispetto. Lui, allenatore della nuova generazione, fresco del corso di Coverciano, ma soprattutto allievo di tecnici vincenti come …
Un atteggiamento tattico che contro l'Inter Montella ha volutamente spinto fino all'estremo proponendo una Fiorentina così camaleontica da riuscire a mandare in tilt il più integralista Stramaccioni. L'Aeroplanino si è perfino permesso il lusso di preparare una «trappola» al collega nerazzurro con i viola che hanno iniziato l'incontro con la classica difesa a tre per poi passare quasi subito a uno schieramento che per semplicità può essere indicato con il 4-3-3. Ma quello di Montella non è stato un cambio di modulo vero e proprio. Perché la sua Fiorentina ha contemporaneamente continuato a giocare con entrambi i sistemi di gioco, a seconda dei movimenti degli avversari e delle esigenze della gara. La chiave è stata sugli esterni con Pasqual che si è «sdoppiato» nei ruoli di centrocampista di fascia e di terzino e con Cuadrado che invece è rimasto quasi sempre alto per allargare il campo e spendere le proprie energie soprattutto nella fase offensiva.
Diversi dal solito anche i movimenti e la posizione di partenza di Adem Ljajic che partendo dall'esterno ha quasi obbligato Jovetic a restare più vicino alla porta e aperto lo spazio per gli inserimenti di Borja Valero e di Aquilani. Già, i due interni di centrocampo, anche per loro le cose sono cambiate e non poco. Imbottigliati nelle ultime uscite dei viola dalla grande densità sulla trequarti (creata dalle due punte centrali con i rispettivi difensori), Montella è riuscito a creare per loro la possibilità di spingersi fino al limite dell'area di rigore (in alcune occasioni soprattutto Borja è stato il giocatore più avanzato dei viola) con il risultato di una pressione continua e asfissiante sulla retroguardia interista che ha finito per perdere lucidità. E allora la propensione al gioco «totale» dei giocatori viola è emersa in tutta la sua qualità, permettendo ai centrocampisti un continuo cambio di posizioni in grado di togliere punti di riferimento anche alla linea mediana avversaria. «Todocampisti», insomma, proprio come nella filosofia di gioco spagnola a cui si ispira questa «Fiorentina Olé». Dove «l'attaccante è lo spazio», un concetto che i viola hanno messo in pratica esaltando le caratteristiche e la dirompente qualità dei propri interpreti. Sulla scia della Juventus di Conte, anche la Forentina entra dunque di diritto tra quelle squadre proiettate nel futuro. Un modello di gioco rischioso, spettacolare, sempre all'attacco, dove il tallone d'Achille può essere rappresentato dall'equilibrio. Ciò che forse è mancato nella fase centrale del campionato e che ha portato Montella a cercare nuove soluzioni. Anche in base alle caratteristiche dell'avversario.
Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA