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Montella, ora l’aeroplanino è diventato top gun

È il più giovane. Il più coraggioso. Il più divertente. Occhio a top gun, ragazzi, che di calcio ne capisce parecchio. Trentotto anni e la faccia da ragazzino, l’ex aeroplanino …

Redazione VN

È il più giovane. Il più coraggioso. Il più divertente. Occhio a top gun, ragazzi, che di calcio ne capisce parecchio. Trentotto anni e la faccia da ragazzino, l’ex aeroplanino continua a fare l’attaccante. Il suo Catania se la gioca sempre. E non è solo questione di spavalderia. Perché Montella l’allenatore è arrivato in Sicilia quasi per caso ma poi ha conquistato tutti con dedizione e pignoleria. È stato Totti a raccomandarlo all’onnipotente Lo Monaco, quello che mise Vargas davanti a un foglio e lo lasciò lì finché non firmò il contratto di trasferimento a Firenze mentre Corvino aspettava fuori dalla porta. Con quei tredici milioni a Catania ci hanno vissuto un bel po’. Un pezzo dopo sempre Corvino strappò Mihajlovic. Ma Lo Monaco mica si è spaventato per così poco. Dopo un anno poco felice ecco che al termine di un Catania-Roma, Totti gli soffia nell’orecchio: prendi Montella, che è fortissimo. L’ex attaccante di Samp e Roma fa un salto al nuovo centro sportivo e dice: wow. Affare fatto, e pazienza se la Roma lo ha cacciato per far posto al mega progetto ispanico confusionale.

Già. Anche il Catania è un laboratorio. Meno costoso, ma più semplice e funzionale. In Sicilia le grandi cascano spesso: Inter e Napoli ko. La Juve prende un punto. Tutti faticano. O si difendono a oltranza come le piccole, con le quali la squadra di casa fatica spesso di più. Perché il calcio di Montella gira bene, soprattutto in trasferta, dove con la media di 0.92 punti a partita la squadra ottiene i migliori risultati di sempre in serie A.

Ma la Fiorentina deve stare attenta perché avrà di fronte un avversario entusiasta, motivato e orgoglioso. Come il suo tecnico, che a Roma rimpiangono e tanti adesso inseguono. In coda c’è il solito Moratti. E Lotito. Ma è De Laurentiis quello che si è esposto di più. Però ci sta che Montella resti a Catania un altro anno. Per rispetto del contratto e gratitudine per chi ha creduto in lui. In fondo è stato Lo Monaco a dargli carta bianca nel ridisegnare una squadra che sotto la sua guida ha trasformato in veri punti di riferimento giocatori che sembravano persi nel mega archivio dei fenomeni mancati e appassiti. Gente tipo Legrottaglie. O il mitico Almiron, che a Firenze ricordiamo a fatica e senza alcuna nostalgia. Ma ai nomi vanno abbinate anche le idee. E a Catania queste non mancano. La più innovativa, sicuramente, è stata quella di mettere Lodi davanti alla difesa. Sì, una mezzala coi piedi buoni che in caso di necessità aveva giocato anche da seconda punta. Un bel rischio, ma anche un messaggio chiaro: il Catania vuole giocare a pallone. Un messaggio chiaro ai tifosi, che magari non sognano chissà cosa ma si divertono con la loro squadra in campo. Per la Fiorentina versione emergenza una sfida non facile. Se non altro la bella mezz’ora di Parma aiuta a crederci, anche se mezz’ora non sempre basta per uscire a testa alta dal campo. E questo Delio Rossi lo sa bene.

Benedetto Ferrara - La Repubblica

Rassegna stampa - 10/03/2012 8.49.43

È il più giovane. Il più coraggioso. Il più divertente. Occhio a top gun, ragazzi, che di calcio ne capisce parecchio. Trentotto anni e la faccia da ragazzino, l’ex aeroplanino continua a fare l’attaccante. Il suo Catania se la gioca sempre. E non è solo questione di spavalderia. Perché Montella l’allenatore è arrivato in Sicilia quasi per caso ma poi ha conquistato tutti con dedizione e pignoleria. È stato Totti a raccomandarlo all’onnipotente Lo Monaco, quello che mise Vargas davanti a un foglio e lo lasciò lì finché non firmò il contratto di trasferimento a Firenze mentre Corvino aspettava fuori dalla porta. Con quei tredici milioni a Catania ci hanno vissuto un bel po’. Un pezzo dopo sempre Corvino strappò Mihajlovic. Ma Lo Monaco mica si è spaventato per così poco. Dopo un anno poco felice ecco che al termine di un Catania-Roma, Totti gli soffia nell’orecchio: prendi Montella, che è fortissimo. L’ex attaccante di Samp e Roma fa un salto al nuovo centro sportivo e dice: wow. Affare fatto, e pazienza se la Roma lo ha cacciato per far posto al mega progetto ispanico confusionale.

Già. Anche il Catania è un laboratorio. Meno costoso, ma più semplice e funzionale. In Sicilia le grandi cascano spesso: Inter e Napoli ko. La Juve prende un punto. Tutti faticano. O si difendono a oltranza come le piccole, con le quali la squadra di casa fatica spesso di più. Perché il calcio di Montella gira bene, soprattutto in trasferta, dove con la media di 0.92 punti a partita la squadra ottiene i migliori risultati di sempre in serie A.

Ma la Fiorentina deve stare attenta perché avrà di fronte un avversario entusiasta, motivato e orgoglioso. Come il suo tecnico, che a Roma rimpiangono e tanti adesso inseguono. In coda c’è il solito Moratti. E Lotito. Ma è De Laurentiis quello che si è esposto di più. Però ci sta che Montella resti a Catania un altro anno. Per rispetto del contratto e gratitudine per chi ha creduto in lui. In fondo è stato Lo Monaco a dargli carta bianca nel ridisegnare una squadra che sotto la sua guida ha trasformato in veri punti di riferimento giocatori che sembravano persi nel mega archivio dei fenomeni mancati e appassiti. Gente tipo Legrottaglie. O il mitico Almiron, che a Firenze ricordiamo a fatica e senza alcuna nostalgia. Ma ai nomi vanno abbinate anche le idee. E a Catania queste non mancano. La più innovativa, sicuramente, è stata quella di mettere Lodi davanti alla difesa. Sì, una mezzala coi piedi buoni che in caso di necessità aveva giocato anche da seconda punta. Un bel rischio, ma anche un messaggio chiaro: il Catania vuole giocare a pallone. Un messaggio chiaro ai tifosi, che magari non sognano chissà cosa ma si divertono con la loro squadra in campo. Per la Fiorentina versione emergenza una sfida non facile. Se non altro la bella mezz’ora di Parma aiuta a crederci, anche se mezz’ora non sempre basta per uscire a testa alta dal campo. E questo Delio Rossi lo sa bene.

Benedetto Ferrara - La Repubblica