Quando indurisce lo sguardo in pubblico, ma anche quando sorride con disponibilità mascherata, Montella è un napoletano tedesco: analizza, non gesticola, cerca di colpire l’obiettivo. «Se c’è una cosa che non mi piace — valutazione a margine di una vecchia intervista — è la ruffianeria». Poche sfumature, tutta sostanza. E per due volte negli ultimi giorni Montella ha gironzolato intorno a un concetto, affrontandolo poi di petto alla fine di Pacos-Fiorentina, probabilmente deluso per la prestazione della squadra e per questo più disposto a entrare in argomento senza assist: «Sento parlare ogni volta di salto di qualità, sempre queste tre parole, è una costante. Sia che vinciamo o che perdiamo. Bisogna mettersi d’accordo, perché il gruppo sta facendo il massimo. Altrimenti mettiamoci d’accordo su cosa servirebbe per fare di più».
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Montella, messaggi ai tifosi
Quando indurisce lo sguardo in pubblico, ma anche quando sorride con disponibilità mascherata, Montella è un napoletano tedesco: analizza, non gesticola, cerca di colpire l’obiettivo. «Se c’è una cosa che …
Messaggio chiaro. Rivolto a chi? Alla società che non ha completato la rosa come l’allenatore avrebbe voluto o sperato? Ai media che pretendono troppo e riempiono i titoli di iperboli, fantastiche promesse, immaginari draghi sputafuoco? Ai tifosi che considerano scontate le vittorie e si allarmano alla prima sconfitta trasformandosi in insuperabili bubatori?
La risposta è una sintesi delle tre domande, con percentuale estrema riferita ai media e a chi s’illude, fra i tifosi, che la Fiorentina possa, oltreché vincere, stravincere contro tutti. E quando pareggia è già un affronto. Il risultato è che la squadra arriva ad ogni partita carica di responsabilità e — per immaturità o incompletezza — si fa condizionare dallo stress ritrovandosi peggiore di come gli altri la descrivono.
In Portogallo la Fiorentina ha aggiunto nel primo tempo un’assenza di motivazioni che non ha esaltato chi invece avrebbe dovuto mettersi in mostra (in ordine di reparto e più degli altri Alonso, Bakic, Ilicic, in misura minore lo stesso Matos che pure ha corso tanto). Risultato: solo quando sono entrati Pizarro e Cuadrado la Fiorentina ha recuperato dignità, ha estratto dalle sua capacità anche quella di giocare con intensità su un campo improbabile, certo diverso da quello che avrebbe preferito.
Contro il Pacos è comunque arrivata la conferma di quello che tutti più o meno sanno, cioè la differenza fra i giocatori più forti rimasti nella circostanza a casa (Rossi, Borja, Gonzalo, Joaquin, Pasqual) e le cosiddette riserve.
Montella sa bene che per vincere qualcosa d’importante la Fiorentina dovrebbe fare un vero salto di qualità — questa volta sarebbe lui a pretenderlo — e si irrita quando le vittorie della Fiorentina vengono accolte come se fossero scontate. Dopodomani arriva il Verona e l’unica cosa scontata è che Toni vorrà togliersi un paio di sassolini, anche tre. E il Verona non è obbligato al salto di qualità, per cui giocherà con animo leggero. Lo stesso che evidentemente manca alla Fiorentina.
La Nazione
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