stampa

Montella, la schiettezza anti-stupidità. La trappola di Firenze

Una città iper critica quando qualcosa non va. L’analisi del Corriere Fiorentino

Redazione VN

Tribuna coperta del Franchi, 14 settembre scorso, Fiorentina-Genoa. Capello a mezzo collo per tradire l’età, omaggio malinconico alla trentina passata da un po’. Braccialetti viola d’ordinanza, indosso la maglia viola di Pepito, quella a tiratura limitata della finale di Coppa Italia resa più preziosa dalla dedica sulla schiena: «A Marco (il nome è di fantasia) con affetto. Giuseppe Rossi». Il tifoso perfetto, insomma, viola dai capelli ai piedi. Fino al decimo minuto della seconda partita dell’anno quando al primo stop sbagliato ecco la trasformazione: «Levalo quel tedesco, l’è un bidone». È l’inizio della sua personale partita da suggeritore (disfattista) di Vincenzo Montella, che prosegue anche dopo la sostituzione di Gomez nella ripresa, quando il bersaglio diventa Cuadrado che «non si può vedere con codeste treccine».

Chissà se il tifoso con la maglia di Pepito sulle spalle è anche un frequentatore del web. E di quei social network che ieri sono finiti nel mirino di Vincenzo Montella insieme all’inossidabile capacità dei fiorentini di restare sempre fedeli al detto bartaliano «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare». (...)

Fuori dalla realtà oppure, molto più subdolamente, annidato in quella virtuale, una parte dell’ambiente che gira intorno alla Fiorentina sembra intenzionato a mettere i bastoni fra le ruote a una stagione ancora tutta da giocare. È il risultato di un’aria da fine ciclo che si respira a Firenze dallo scorsa primavera, con i diverbi tra società e Montella, che si è fatta più pesante alle prime difficoltà della stagione quasi a voler preparare la scala per salire sul prossimo carro. Se mai (magari il più lontano possibile visti i risultati degli ultimi due anni) ci sarà.

Quale modo migliore, allora, che alzare ancora di più le aspettative per poi iniziare il tiro al bersaglio alle prime scivolate? È così Montella da ragazzo prodigio si trasforma in allenatore limitato e i suoi osannati giocatori si riempiono di difetti. (...)

Recuperare, o trovare, equilibrio è questo il messaggio di Montella. Ma anche un consiglio a una città ancora prigioniera di quei «guelfi e ghibellini» che ieri sono stati evocati dall’Aeroplanino. Lui, che per carattere è abituato alla schiettezza (a volte rude), ripete spesso di non voler illudere i tifosi e ha sempre lasciato agli altri le parole piene di mielosa adulazione di cui Firenze sembra avere continuamente bisogno. Una città che spesso preferisce perdere il senso della realtà per poi buttare la croce su chi fino a poco tempo prima osannava. Tanto, in fondo, «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare».

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino