Nello spogliatoio dello stadio Pizjuan, davanti alle facce distrutte e frustrate dei suoi giocatori, a fine partita Vincenzo Montella ha guardato tutti negli occhi senza esternare alcun segno di rabbia o di delusione. La voce decisa, il tono quasi sereno. «Io ci credo ancora, e dovete crederci anche voi», ha detto l’allenatore ai suoi. E poi gli ha spiegato perché: iniziando dalle occasioni mancate, gli errori banali, la grande personalità dimostrata per un tempo e quegli episodi che hanno fatto girare la sfida nel verso sbagliato e che a Firenze potrebbero girare nel senso giusto. Più attenzione più cattiveria, più praticità. Certo, la remuntada è un sogno, ma visto che questa partita va giocata, allora perché non provarci per davvero a costruire questo sogno pezzo per pezzo? La partita di Empoli ha dimostrato che la Fiorentina ha reagito con il gioco e quella cattiveria che da un pezzo sembrava fuggita altrove.
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Montella ci crede, prove generali verso l’impossibile
La forza di Salah, il dubbio Ilicic-Mario Gomez. Il tecnico studia la rimonta per la notte più dura
Su questa strada Montella pensa a un 3-5-2 dove potrebbe rientrare in gioco Pasqual. In mezzo spazio ai giocolieri (Pizarro, Borja Valero e Mati Fernandez), davanti, oltre a Salah, resta vivo il grande dubbio. Da una parte c’è un Ilicic in grande forma, dall’altra resta viva l’idea che serva un punto di riferimento in area di rigore. E tra Ilicic e Gomez, Montella non ha ancora deciso. E se l’aspetto ambientale conta, tutti sono abbastanza convinti che in partite come queste non ci sia bisogno di chissà quali alchimie oratorie per motivare un gruppo. L’idea di compiere una impresa impossibile esalta qualunque atleta. E, in ogni caso, lo spogliatoio della Fiorentina è unito e motivato.
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