Su Viola Week, inserto settimanale de La Nazione, troviamo un'intervista all'ex viola Emiliano Mondonico, guarito da poco da un cancro
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Mondonico: “Grazie alla Fiesole per lo striscione. Importante non sentirsi soli”
"Il mio candidato per la panchina viola è Di Francesco, sa comandare e farsi rispettare. Al cambio di Bernardeschi contro il Cagliari ho rischiato di esplodere"
"Quando affronti 11 giocatori sai tutto di loro. Il cancro no, è subdolo, non lo senti arrivare. Il calcio mi ha aiutato: un tumore è il paradigma della sconfitta. Perdi la battaglia, ma non è finita perché poi vinci la guerra. E io vincerò. Come sto? Un mese esatto dall'operazione, cammino tranquillamente. Non corro, ma ogni giorno faccio un chilometro in più. Se ho mai avuto dei problemi in precedenza? Tanti anni fa allenato l'Atalanta e la Fiorentina dei Pontello mi voleva. A Bergamo mi trovarono una macchia al fegato: era solo un angioma, ma persi il treno per Firenze. Occasione che avrei sfruttato dopo molto tempo riportando in A i viola".
Il tifoso viola Mondonico non è inferocito?
"E' finita anche quell'epoca. Sono oltre. Adesso aspetto di capire che vorrà fare da grande questa squadra. Faccio un ringraziamento ad Andrea Della Valle. Mi ha mandato un messaggio stupendo: 'Mister, di qualsiasi cosa abbia bisogno si ricordi che noi siamo a disposizione'. Mi ha fatto molto piacere".
Che dice di Sousa?
"Non mi va per il mestiere che faccio di giudicare un tecnico solo per i risultati, dovrei avere molti più elementi. Certo, sullo 0-0 col Cagliari mi toglie Bernardeschi e allora rischio di esplodere, ma subito dopo penso che un perché dovrà esserci".
Il mio candidato per la panchina viola?
"Il ragionamento è semplice: se il tecnico precedente ha usato la carota, ho bisogno di cambiare prendendo uno che scelga il bastone. Trovo molto adatto Di Francesco, allenatore che sa comandare e farsi rispettare".
La Fiesole l'ha commossa con quello striscione?
"Grazie e lo dico col cuore in mano. Forse a qualcuno non può sembrare niente, ma sapeste che significa in frangenti come questi non sentirsi solo. Un pensiero può fare tanto di più che l'indifferenza".
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