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Moggi tradì Sensi: così Paulo Sousa andò alla Juventus e non alla Roma

Il retroscena raccontato dalla Gazzetta

Redazione VN

«Paulo Sousa chi? No, scusami, non lo conosco». Poi due telefonate ai suoi osservatori. E il cambio di rotta: «Questo è forte. Prendiamolo». Fiorentina-Roma di domani è spettacolo, è il primo posto, è tutto. È persino Luciano Moggi, la Roma, la Juventus e il portoghese, oggi tecnico viola, allora centrocampista capellone di 23 anni e poco più che faceva impazzire gli addetti ai lavori di mezza Europa. Moggi escluso, s’intende. Dicembre 1993, la Roma naviga in acque poco tranquille, Carlo Mazzone si ritrova a condurre una squadra addirittura a rischio Serie B. Franco Sensi non sa che pesci prendere. Non sa se cacciare l’allenatore. Non sa da dove iniziare per rinforzare la Roma che sarà. Il procuratore Dario Canovi sussurra a Moggi, all’epoca d.s. giallorosso, il profilo di Paulo Sousa. Lucianone quel nome non l’ha neppure mai ascoltato, che so, magari origliato durante una cena di lavoro. Ma l’iniziale ignoranza e la conseguente freddezza vengono superate. La Roma parla con Paulo Sousa, trova l’accordo. Manca l’ok della Sporting Lisbona. Sensi dà mandato a Moggi di chiudere l’accordo. Dieci miliardi servivano, per i quali Sensi dice sì: Paulo Sousa è il giocatore giusto per far ripartire la Roma. Ma il d.s. tentenna. Aspetta. Indugia. Senza un perché.

Cambio di rotta E invece un perché c’era. I dieci miliardi arriveranno in Portogallo, ma la provenienza del bonifico sarà diversa. «Erano gli ultimi giorni di marzo 1994, Moggi mi telefona e mi convoca al Jolly hotel (vicino via Veneto, quello che poi sarebbe diventato il quartier generale romano del dirigente, ndr ) — ricorda Canovi —. Pensai: “Mi chiama per mandarmi a Lisbona a chiudere”. Arrivai in albergo, al fianco di Moggi trovai Giraudo, Bettega e Lippi. Tra questi, solo Bettega era già bianconero. Non capii subito. Poi Moggi mi disse: “Paulo Sousa lo portiamo in Italia. Ma non alla Roma, alla Juventus. Domani vai con loro a Lisbona”. Risposi di no, per correttezza non avrei potuto farlo. Moggi non si perse d’animo. Si rivolse al procuratore portoghese di Paulo Sousa e concluse l’affare per la Juve». L’annuncio del club bianconero arrivò pochi giorni più tardi, il 9 aprile. «Non voglio fare allusioni, però…», commentò Sensi. Due mesi più tardi Moggi e Giraudo avrebbero raggiunto — stavolta pure ufficialmente — Bettega a Torino, in panchina ovviamente Lippi. Chissà come sarebbe stata la carriera in giallorosso di Paulo Sousa: a Trigoria lo aspettava (anche) un giovanissimo Francesco Totti, a Torino fu il bonus di benvenuto di Moggi. Ventuno anni dopo, è il bonus della Fiorentina.

La Gazzetta dello Sport