David Beckham, meglio conosciuto come il Semioli di oltremanica, ha firmato un contratto di sei mesi (a progetto) col Psg e ha devoluto in beneficenza gli 8 milioni di stipendio. Un gesto che fa onore all’uomo. Un bell’esempio. Chi fosse preoccupato all’idea che alla Spice moglie possano mancare i contanti per fare la spesa alla Coop, non si preoccupi, ci sono sempre i diritti d’immagine, gli sponsor e forse anche dei buoni pasto offerti dallo sceicco Al Thani (che in arabo significa Babbo Natale). Grande David, comunque. Anche perché sapersi gestire è importante. Uno che a 38 anni continua a fare il modello professionista e calciatore part-time da una parte sembra affetto dalla sindrome Rosy Bindi (chi lo schioda?), dall’altra ci fa sentire tutti più giovani. È un po’ come quando vedi in tv Fini e Casini (paiono gli 883, resta da capire chi fa il biondo), che fanno molto revival anni ‘80. Prima ti salta in testa di fare come Robert De Niro in Taxi Driver e sfasciare la tv, poi (anche perché le tv costano) pensi una cosa del tipo: ok, se quelli sono sempre lì, è buon segno. Allora io stasera prendo la vespa e vado a ballare al Tenax, oppure a far volare due manate con Mutu al Full Up. Una bella sensazione, una iniezione di energia e vitalità, meglio conosciuta come la grande illusione, o sindrome del giovane Malusci.
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Mistero Di Tacchio l’erede mancato di Kuz
Il gustoso articolo di Benedetto Ferrara
Ma torniamo a Beckham. No, anzi: ribaltiamo tutto. Da un antico talento inossidabile a un “quasi” desaparecido tornato alla ribalta nelle ultime ore di calciomercato. Parliamo di un classico, di un must, di un imperdibile. Cioè, parliamo di Di Tacchio. E se non sapete chi è Di Tacchio la colpa è vostra. Le avventure di Di Tacchio sono un bestseller. Forse solo Il codice Do Prado e Fratello Nsereko dove sei? (donne, debiti e Lega pro tedesca) lo precedono nella top ten dei misteri di sempre. «È andato via Kuzmanovic, ma abbiamo Di Tacchio», disse qualcuno nel giorno del suo arrivo. Beh, Kuz in effetti andò via, ma il soldato Di Tacchio nei fatti nessuno lo ha più visto. E così ci ha colti di sorpresa la notizia che il ragazzo era sempre della Fiorentina ed è stato ceduto (prestito, of course) alla Virtus Entella di Chiavari. Stando alla legge del Karma, però, qui qualcosa non torna: Di Tacchio sarebbe dovuto finire allo Stoccarda, da dove è appena partito Kuz direzione Inter. Cogliamo l’occasione per augurargli il massimo della fortuna. D’altra parte lui, come si dice, fa il suo. Un po’ come Balotelli, che annuncia che se segna all’Inter esulterà. Strano. Tutti in realtà pensavamo che il cuore vincesse su tutto. Valori come il rispetto dei vecchi tifosi e della vecchia maglia.
Ma che dite? Ma siete matti? Basta con le ipocrisie. Ognuno è quello che è. D’altra parte se i giornalisti si eccitano alla domanda: se segni festeggi? Beh, allora vale tutto, no? Pensate alla politica. Prendiamo un nome a caso: Ferdinando Adornato. Prima nel Pds, poi in Forza Italia, ora tesserato per l’Udc (prestito con diritto di riscatto?). Se lo incontrate chiedeteglielo: Adornato, se vince festeggia? Ed è solo uno dei tanti, compresi tutti quelli che salivano eccitati sul palco del Big Bang di Renzi e poi, perse le primarie, sono passati nelle liste Monti. In questo il sindaco Matteo è stato coerente, ha dato un gran segno di lealtà e una mano a Bersani. Dopo avergli chiesto (e aver ottenuto) l’amicizia su Facebook, il sindaco ha duettato col candidato premier sul palco dell’Obihall. Una reunion tipo Litfiba. Successo, entusiasmo e vecchi rancori messi da parte. Una serata molto rock, dove non poteva mancare come gruppo spalla lui e solo lui: Johnny Giani & the Big Chairs. Il massimo, cioè. A proposito di musica: ma lo sceicco l’avrà messa una clausola nel contratto di Beckham per impedire che la moglie riformi un’altra volta le Spice Girl? Perché, diciamocelo, questo sì che sarebbe un gran colpo.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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