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Missione Borja, conquistare la Spagna

Gazzetta: semplice fuori, una macchina in campo (COMMENTA)

Redazione VN

«C’è solo Borja Valero». Dentro il coro personalizzato della Fiesole c’è un mondo. Quello fatto di tecnica e visioni: palleggio e sostanza. Il calcio di Borja Valero è facile da spiegare e difficile da emulare. Sfugge ai più perché composto da mille modi di intendere il football: impastati dentro un centrocampista che ha messo subito d’accordo tutti. In una città che d’accordo, su argomenti pallonari, non si trova quasi mai. Spiegare il fenomeno Borja e cosa lo rende speciale, è roba dura. La definizione data da Montella qualche tempo fa è tra le migliori. «Cosa ha di speciale Valero? Difficile dirlo: perché se lo scomponi rimane poco. Non grande fisico, poco tiro, non molta velocità di base. Segna con il contagocce. Eppure nella sua totalità guardate che giocatore è». Stravero.

SorpassoBorja Valero è vispo. Ed umano. Lo trovi a mangiare il gelato a due passi dallo stadio come a fare la spesa. Posta tweet di vita vissuta con moglie e figlio (presto arriverà un nuovo bebè) e rende partecipe una città intera della sua semplicità. In campo però BV20 è una macchina. Il più indispensabile fra gli indispensabili. Lo scorso anno è stato il viola maggiormente utilizzato e saltò la prima partita (per squalifica) alla trentesima di campionato a Cagliari. Gara in cui la Viola si smarrì e perse male. Il tarlo era comunque stato trovato. «Borja segna poco», si diceva. «Anzi, non segna mai». Il bottino della passata stagione registrò un gol in campionato (a San Siro con il Milan) ed uno in Coppa Italia ad Udine. «Ci lavorerò» disse lui. Detto fatto. Al momento ha già segnato tre reti con Cagliari, ancora Milan e Pandurii. Proprio contro i romeni Montella ha pensato di farlo riposare. Salvo poi, con i viola sotto 1-0, esser costretto ad abbeverarsi nuovamente dal talento dello spagnolo. La storia è nota, gara ribaltata, gol decisivo di Borja nel recupero. Adesso a BV20 serve l’ultima magia. Convincere Del Bosque a fidarsi di lui. E portarlo al Mondiale brasiliano. Strada in salita. Ma non si sa mai.

La Gazzetta dello Sport