Ha fatto il vice Aquilani e il vice Pizarro. Montella lo sa benissimo. Per questo dovrebbe toccare a lui, al leader silenzioso della Fiorentina. Giulio Migliaccio dovrà mettersi un’altra maschera, da Borja Valero. Quella più difficile da farsi aderire alla pelle. Ha peso in mezzo al campo, sa essere forte di testa - col Catania ha segnato così - e sa fare diga, pure a sinistra, perché lui li ha interpretati tutti, attaccante e difensore. E’ arrivato a Firenze consapevole che stare in panchina dietro a campioni come i tre «caballeros» viola, Aquilani, Pizarro e Borja Valero, sarebbe stato un passo in avanti e quando chiamato in causa, anche in posizioni a lui non congeniali (davanti alla difesa per la prima volta proprio a Firenze) non ha mai fallito. Da gregario è diventato uno dei punti di forza della squadra. E’ il simbolo dei giovani che lo vedono allenarsi senza contraddire le decisioni del tecnico. Un esempio.
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Migliaccio, il leader silenzioso senza paura
Quando viene chiamato non sbaglia mai un colpo, un esempio per tutti
La Nazione
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