Sulle pagine del Corriere della Sera troviamo un lungo focus sulle modifiche alle quali andranno incontro stadi e tifosi dopo il via libera al ritorno negli impianti. Sicuramente manca ancora molto tempo, si parla addirittura di un anno e mezzo a partire da adesso, con la stagione 2020-2021 da giocare interamente a porte chiuse. Tre saranno i fonti del rinnovamento: distanza, controlli, automatizzazione. Quest'ultimo è il punto più complicato, perché la stragrande maggioranza degli impianti italiani è obsoleta, e dovrà fare uno sforzo per dotarsi di porte a raggi infrarossi e applicazioni per evitare le calche ai bar. Le distanze verrebbero aumentate riducendo la capienza e disponendo i tifosi a scacchiera sugli spalti; si ragiona anche di obbligare gli ultras a rimanere seduti. Ci dovrà essere molta più igiene. Quanto ai controlli, verranno eseguiti col termoscanner all'ingresso; ingresso che sarà per tutti scaglionato, con l'ipotesi di scanner facciali per evitare le perquisizioni. Ma con le mascherine sarà tutto molto complicato. E allora apertura al semplice controllo del documento e chiusura alla cartamoneta, con preferenza al touchless. Ma la domanda più grande è: in quanti si potranno permettere tutto ciò?
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Meno si tocca, meglio è. Ecco come dovranno cambiare gli stadi nel prossimo futuro
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