C’è un uomo disteso nell’ombra e per tutto — esclusi i suoi pensieri — deve dipendere dagli altri. A marzo Gino Menicucci compirà 76 anni: gli ultimi dieci li ha passati a letto dopo un’operazione che lo ha reso invalido. La sua vita in vetrina (arbitro internazionale, poi opinionista televisivo) è diventata improvvisamente il riflesso a rovescio di un’esistenza normale.
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Menicucci: “Mi sento dimenticato e respinto”
“Vivo in un letto da 10 anni, non merito questa cattiveria”
La voce di Menicucci è fragile, al contrario dei pensieri che invece sono solidi e duri, come ai tempi spavaldi, quando Gino era l’arbitro più temuto del sistema italiano. Più forte di tutto, anche di un’inchiesta sul Totonero che lo vide coinvolto e poi, unico fra gli indagati, prosciolto da ogni accusa in sede di istruttoria. Una vita sempre sotto i riflettori, sul crinale di una fiorentinità superiore, sfrontata, sufficiente a se stessa. E ora?
«Ora sono un morto che parla. Rifiutato, dimenticato. Mi sento respinto e non so cosa ho fatto di male. Questo letto è la mia salvezza e la mia condanna».
Respinto da chi?
«Certo non dalla mia famiglia. Grazie a loro vivo, respiro, spero che il futuro sia migliore. Ma è sempre più difficile crederci».
Cosa la amareggia?
«Vorrei rispetto per quello che ho fatto nel calcio. Invece nessuno mi considera più. Mi hanno sepolto prima del tempo».
Ci sono stati episodi in particolare che le hanno fatto male?
«Io ho ancora la tessera di arbitro internazionale e qualcosa nella mia vita ho fatto per lo sport italiano... Ho portato in giro il nome di Firenze in tutto il mondo... Eppure vedo che a Palazzo Vecchio vengono premiati e ricordati altri arbitri, o personaggi sportivi. Mai nessuno si ricorda di me, mai nessuno m’invita... Ho la carrozzina elettrica e potrei trovare il modo di farmi accompagnare. Vedo che il sindaco incontra tante persone...»
E’ una richiesta specifica rivolta a Renzi?
«Ho visto che poco tempo fa è stato premiato Gonella in Palazzo Vecchio... Perché io no? Menicucci è stato l’arbitro di Firenze... Mi sento buttato via, trattato male, e non capisco cosa ho fatto per meritarmi questa cattiveria. Sono invalido, ma vorrei vivere una piccola parte della mia vita fuori da questo letto. Sono qui da dieci anni. Prigioniero. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto».
Con chi è in contatto del mondo del calcio?
«Il presidente degli arbitri Nicchi a volte mi chiama, lui è una brava persona... Mi telefona anche Agnolin, una volta ci spartivamo le partite migliori e siamo rimasti in contatto. Degli altri ho sentito pochissima gente. E poi mi amareggia anche un altro aspetto».
Quale?
«Sono sempre stato un tifoso della Fiorentina... Mi piacerebbe, almeno una volta, poterla vedere dal vivo allo stadio, insieme alla gente. Con la mia tessera di arbitro internazionale potrei entrare in ogni settore, ma vorrei essere accolto nel modo giusto. Per sentirmi apprezzato, rispettato».
Cosa chiede al 2014?
«Ho sofferto troppo, dieci anni passati nelle mie condizioni sono stati una disperazione. Spero che il Signore mi prenda presto... Ma prima vorrei far sapere a mi considera un imbecille che non sono un imbecille».
Angelo Giorgetti - La Nazione
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