El Hamdaoui o Mati Fernandez? Montella ci sta pensando. È probabile che domenica con il Bologna il tecnico scelga l’attaccante marocchino, ma non c’è dubbio che dopo la partita con l’Inter il talento cileno sia un’opportunità in più. Ha piedi e cervello, quello che ci vuole per giocare accanto a Jovetic.
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Mati Fernandez, la lunga attesa del predestinato
Ha talento e può essere una risorsa in più per Montella
Mati sembrava un predestinato. Nel 2006, a vent’anni, fu eletto giocatore sudamericano nell’anno. Lo stesso anno passò dal Colo-Colo al Villarreal, e sul contratto la società spagnola mise una clausola rescissoria da cinquanta milioni. El Crack, questo il suo soprannome, era considerato uno dei più grandi talenti del mondo. Velocità, dribbling, senso della porta e quel colpo, la Matirabona, che lo ha reso famoso: il piede destro passa dietro la gamba sinistra e blocca il pallone per dribblare un avversario, oppure calcia. Ha giocato interno di centrocampo, trequartista e anche esterno, ma è dietro la punta che rende di più. In ogni caso si può adattare.
Di gol, però, non ne ha mai fatti tanti. Sette in due anni al Villarreal, diciotto tra campionato e coppe allo Sporting Lisbona, dove ha giocato tre stagioni. Ha rischiato di smettere di giocare per una lesione alla colonna vertebrale, poi due anni fa si dovette fermare per uno strappo dei legamenti interni del ginocchio. «Quando sta bene può cambiare le partite - dicono in Spagna - ma si infortuna spesso». Anche alla Fiorentina si è infortunato, ma non era niente di grave. In ogni caso il talento c’è. E si è visto anche domenica sera a San Siro. Quando è entrato lui la partita contro l’Inter ha preso un altro ritmo.
Mati è nato in Argentina, ma a quattro anni la sua famiglia si è trasferita in Cile. E lui alla fine ha scelto di giocare per quella nazionale. Nel Colo-Colo è iniziato tutto, poi l’Europa e l’Italia nei sogni. Rui Costa, che è un suo grande estimatore, in estate ha tentato di portarlo al Benfica, ma ha vinto la Fiorentina. Perché Fernandez voleva misurarsi con la Serie A. Firenze è la sua grande occasione, anche se tatticamente non è facile trovargli un posto in squadra. Montella, però, ci sta lavorando. Uno con i suoi piedi fa comodo. Molto comodo. Può fare l’interno di centrocampo, ma in quel ruolo i giocatori ci sono. Può giocare dietro a Jovetic, magari non proprio come trequartista ma come seconda punta. Può funzionare. L’unico punto debole di questa costruzione tattica è che Jo-Jo è costretto a giocare punta centrale. E non gli piace. Ma del resto succede lo stesso con Ljajic. Va un po’ meglio se c’è El Hamdaoui, è perfetto quando gioca Toni perché con lui al centro dell’attacco Jovetic può giocare qualche metro più indietro. Ma è solo una questione di equilibrio. E di abitudine. Mati e Stevan possono giocare insieme, si è visto a Milano. L’idea piace. Soprattutto piace Fernandez, il colpo a sorpresa di Daniele Pradè, che un giorno d’estate ha chiuso con lo Sporting e ha portato in Italia questo ragazzino che aveva un grande futuro davanti. Una risorsa in più per la Fiorentina, che piano piano sta recuperando tutti i suoi pezzi migliori.
Giuseppe Calabrese - La Repubblica
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