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Marco Baroni: “Il rimpianto? Una sola partita con la Fiorentina. Chiesa è un talento puro, Venuti pronto per il salto”

L'intervista a Marco Baroni, allenatore del Benevento, sull'edizione odierna di "Viola Week", il settimanale in edicola con "La Nazione"

Redazione VN

"L'allenatore del Benevento ed ex giocatore della Fiorentina Marco Baroni ha parlato a Viola Week, il settimanale in edicola con La Nazione. Baroni, un fiorentino doc: "Sono nato in via Accursio alle Due Strade, a venti metri dal "Bozzi". Mio nonno era grande appassionato della Rondinella Marzocco, mi portava sui gradoni". Un tifoso della Rondine e poi viola? Ma certo, non scherziamo... Pensate alla mia gioia quando nel 1973 varcai la soglia del Nagc, entravo nella Fiorentina. I miei allenatori erano Cervato, Franci e Lombardi. Ci ero arrivato dal Porta Romana: lì c'era un grande dirigente, il ragionier Marzoppini che lavorava nella Fiorentina. Fu lui che mi fece fare il provino". E la domenica come premio a fare il raccattapalle al "Comunale": "Una volta Antognoni mi rimproverò perché avevo ritardato a dargli il pallone. Eravamo infreddoliti e non avevo capito gli ordini... Qualche anno dopo ci ridemmo su insieme". Poi la vittoria al Viareggio: "All'inizio del 1982 la prima gioia con Guerini allenatore. In quella Primavera c'erano Moz, Landucci, Cecconi, Carobbi e il povero Sandro Vignini". "L'esordio in Serie A? A quel tempo era tutto diverso, succedeva che all'improvviso ti dicessero ragazzo, domani vai con la prima squadra. A me successe di venerdì, il sabato ero sul pullman, destinazione Milano. Io, alto 187 centimetri, vi giuro che mi sentivo un nano. Era il 2 maggio, Cuccureddu stava male: De Sisti era tentato dal farmi debuttare titolare, invece entrai a pochi minuti dalla fine. Dopo? Collezionai solo una panchina, una ferita che resta ancora aperta. Poi ci fu la gara di Cagliari, ricordordo che quella volta ero in camera con Orlandini e il giorno dopo andai in tribuna con Pecci squalificato. Ero un ragazzo, mi sentivo ospite di un gruppo fantastico: la squadra faceva trasparire la consapevolezza di essere alla vigilia di un giorno storico. Conservo ancora nel cuore il ritorno la sera allo stadio. I tifosi ci festeggiarono come se avessimo vinto noi lo scudetto. Chiesa e Bernardeschi? Mio figlio ha giocato un anno con il primo, è un talento puro. Quando un '97 impatta con qualità e serenità in Serie A significa che davanti ha una carriera da top. Come Bernardeschi, che ha già più storia alle spalle: stiamo parlando di un calciatore fortissimo. Venuti e Bagadur? Il primo sta andando benissimo, lo ritengo pronto per il grande salto, anche per Firenze. Ma pure Bagadur sta facendo un buon campionato.

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