«Mi può chiamare Cleo o Nilde». La voce di Cleonilde Rossi è rassicurante come solo quella delle mamme. La prima cosa che ti racconta è che domenica non ce l’ha fatta a vedere il suo Giuseppe calciare il rigore: «Me ne sono andata fuori, poi mia figlia Tina mi ha detto che era tutto a posto». Riprende: «Vorrei capirne di più, mi sento a disagio: non sono un tecnico. Ma a me interessa guardare Giuseppe in faccia, anche attraverso il teleschermo. Vedere le sue espressioni e lì comprendo come sta. Penso alla sua felicità non certo al calcio». Domenica era mattina a casa Rossi, North Haledon in New Jersey, dove la famiglia ha traslocato da Clifton dopo la morte di papà Fernando, quando Pepito (ma qui è solo Giuseppe) ha calato il tris che ha steso la Juve e lo ha issato in cima alla classifica dei cannonieri della A.
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La mamma di Pepito dagli Usa: “Qui è rinato”
«Mi può chiamare Cleo o Nilde». La voce di Cleonilde Rossi è rassicurante come solo quella delle mamme. La prima cosa che ti racconta è che domenica non ce l’ha …
E’ qui, in questo angolo remoto di campagna con le casette a schiera, a una cinquantina di chilometri da Manhattan che sembrano mille, che è rinato Giuseppe dopo il grave infortunio. «Non tornava per un periodo così lungo da quando era piccolo e, appena dodicenne, andò a Parma. Ha ritrovato la famiglia, gli amici, i tifosi», dice Cleo. E ha incontrato anche l’amore: Jenna, una splendida ragazza di origini italiane. Aggiunge la signora Rossi: «Con noi ha avuto grande supporto morale. E’ ciò che serve quando sei in convalescenza». Quasi un anno a rimboccarsi le maniche e riprendere la via da dove tutto era cominciato molti anni prima. La stanzetta con i trofei di papà, conquistati in trent’anni di onorata carriera da allenatore di liceo. La sala della tv a guardare il Milan di Gullit e Van Basten dove si è accesa la passione. E il backyard, il giardinetto nel retro di casa, in cui ha affinato il sinistro durante infuocate partitelle: lui e mamma contro Tina e papà. «La famiglia è stata la spinta in più», ribadisce Cleo, professoressa di italiano in pensione, emigrata a 16 anni da Acquaviva, provincia di Isernia, dove suo padre era il sindaco. Aggiunge: «Fin quando non riusciva a guidare, lo accompagnavo io a New York per le sedute di allenamento. E lungo il tragitto scherzavamo, perché un pizzico d’ironia non guasta. Non l’ho mai visto down Giuseppe, sempre sorridente».
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La Gazzetta dello Sport
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