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Malagò: “Il calcio pensi anche ad alternative. Gli stadi? I club percorrono una Via Crucis…”

Le opinioni del presidente del Comitato Olimpico

Redazione VN

Non ha dubbi Giovanni Malagò quando afferma di aver attraversato il periodo più difficile della propria carriera. Il presidente del CONI ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, di cui vi proponiamo i passaggi salienti:

"Faccio il tifo perché il calcio riprenda, ma si parla del calcio tutto o si parla della sola Serie A?" La domanda di Malagò è chiara. E fa un esempio: se una nave incontra una tempesta a metà strada, benissimo tentare di superarla non fermandosi dopo essere ripartiti, ma prima di naufragare va presa in considerazione l'ipotesi di tornare in porto. Un po' come hanno fatto in Germania, "dove però ci sono leggi diverse, un sistema sanitario e giuslavoristico diverso. Un signore cinese non può arrivare e rilevare il 51 per cento di un club tedesco, sono realtà incomparabili".

Discorso ripartenza: "Se la curva dei contagi rimarrà bassa, non vedo come non si debba ripartire un paio di giorni prima del 14". Ma in Italia, chiosa Malagò, si deve pensare alle alternative, senza ostinarsi su un'unica soluzione, perché le cose potrebbero andare diversamente. Come per il nodo-stipendi: c'è chi si preoccupa giorno per giorno e chi è in grado di fare programmi a più ampio respiro.  "Gli stadi? Per rifarli tutti ci vorrebbe un mondiale, ma se ne riparla nel 2030. Ora è una via crucis per tutte le società, fra permessi, autorizzazioni, lacci e laccioli di ogni tipo".

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