stampa

Mai una festa come ieri, neanche per Socrates

Un’accoglienza così non si vedeva a Firenze da 29 anni. Lasciamo perdere come poi è andata a finire, perché non esiste confronto tra la professionalità di Mario Gomez e quella …

Redazione VN

Un'accoglienza così non si vedeva a Firenze da 29 anni. Lasciamo perdere come poi è andata a finire, perché non esiste confronto tra la professionalità di Mario Gomez e quella esibita in viola dal dottor Socrates: qui, oggi come allora, quel che conta è l'orgoglio dei tifosi, la voglia di partecipare. Eravamo nel luglio del 1984, la Fiorentina aveva appena finito al terzo posto un campionato che l'aveva eletta come squadra più bella del torneo, ecco altre similitudini con l'attuale momento. Pochi giorni prima era arrivato da campione del mondo Claudio Gentile, ma se l'erano filato in pochi, un po' per il suo lungo passato juventino e molto perché erano tutti concentrati sulla discesa tra i comuni mortali del «tacco di Dio». Presentazione al Franchi con il gongolante presidente Ranieri Pontello, il vice vicario Luigi Lombardi ed insieme a loro il figlio del grande Armando Segato a fare da interprete. Entusiasmo alle stelle, migliaia di persone accaldate e felici a raccogliere il verbo di Socrates e abbonamenti in ascesa verticale, fino a toccare quota 27.000.

Prima di Gomez, quello fu il massimo, ma bisognerà opportunamente ricordare che per un motivo o per l'altro i tre grandissimi della storia viola non hanno mai avuto una giornata a loro dedicata per il primo impatto fiorentino. Antognoni arrivò da ragazzo e si presentò da solo giocando guardando le stelle, Baggio nemmeno camminava per via di un ginocchio frantumato che implicava ipotesi disastrose di addio al calcio e Batistuta venne considerato un corollario del funanbolo Diego La Torre. Per ritrovare qualche giornata intensa come quella di ieri bisogna andare alle migliori stagioni di Vittorio Cecchi Gori, con dolorosa menzione di una presentazione del laziale Enrico Montesano stile Hollywood in piazza Santa Croce nel 1992 che non portò certamente bene...

Erano però sempre entusiasmi di gruppo, mai dedicati ad un solo giocatore ed anche per Rui Costa nel 1994 ci furono applausi convinti, ma non passione collettiva. Nel 1997 Vittorione fece arrivare Maria Grazia Cucinotta per farla sfilare sotto la Fiesole plaudente insieme ad Edmundo, la «ciliegiona» dell'estate, poi rispedito in Brasile per qualche mese. Dodici mesi più tardi fu il Trap a prendersi le luci della ribalta davanti ad una discreta folla che sognava lo scudetto e un anno dopo erano in tanti ad applaudire l'arrivo di Chiesa, presentato però insieme agli altri, anche per non creare gelosie. Nell'era dei Della Valle il livello di partecipazione più alta si è raggiunto con Gilardino nel 2008, ma senza esagerazioni, con tanti sorrisi in tribuna d'onore. Con Mario Gomez invece è stata addirittura aperta la Maratona, per un giocatore viola non succedeva dal 2001, ma quella è tutta un'altra storia perché ci fu un addio, tra i più dolorosi. Se ne andava infatti Rui Costa, tra le lacrime sue e dei tifosi: stavolta invece con SuperMario è stata solo gioia.

David Guetta - Corriere Fiorentino