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L’unica ricetta è l’anti-sacchismo

L’altro ieri un amico fantacalcista era furioso: «Leggi la “Gazza” — ha scritto — c’è un bell’articolo su Chelsea-Barcellona: “A Londra non ha vinto il migliore? Ok, ma non è …

Redazione VN

L’altro ieri un amico fantacalcista era furioso: «Leggi la “Gazza” — ha scritto — c’è un bell’articolo su Chelsea-Barcellona: “A Londra non ha vinto il migliore? Ok, ma non è stato l’anti calcio”, e accanto uno bruttissimo di Arrigo Sacchi: “Mercoledì a Londra ha vinto Di Matteo ma il calcio ha perso”. Sarà perché Sacchi non lo sopporto, ma come si fa a dire che il calcio del possesso palla è più bello rispetto a quello dei contrasti, delle marcature a uomo e dei contropiedi? (E per favore non chiamatele “ripartenze”). Ho ammirato i Burgnich, gli Oriali, i Benetti, i Bedin e i centravanti che non si muovevano dall’area però segnavano a raffica: perché mai deve essere bello per forza il calcio del Barcellona senza centravanti?». Sembra scritto apposta per introdurre Fiorentina-Inter.

Oggi, a un orario più consono ai crostini che non al football, al Franchi va in scena una gara che, come un libro di Garcia Marquez, sembra avere un finale annunciato. Di fronte all’Inter milionaria del dilapidatore Moratti, scende in campo una squadra immiserita dalle assenze. Povera come un partito dopo il passaggio di Lusi. Una compagine senza centravanti, ma solo l’idea che in qualche modo possa rimandare al Barca mette i brividi. Questa Fiorentina squinternata, che affida il suo gioco d’attacco a due giocatori degeneri (e fuori ruolo) come Lijaic e Cerci, è infatti figlia di un mercato sciagurato che l’ha lasciata con un solo bomber in rosa. Un caso unico, un Gronchi rosa nel calcio mondiale. Se Amauri si becca una squalifica e Jo-Jo non ce la fa, il risultato è un attacco norciano stile Brancaleone. Direte voi: e che c’entra in tutto ciò Sacchi? C’entra eccome.

Perché il calcio e la politica son gli unici due mondi dove non è detto vinca il migliore. Ma perché ciò accada, alla Fiorentina misera di oggi servirebbe tutto ciò che il sacchismo invece nega: non schemi ma carattere, non ortodossia tattica ma fantasia, non possesso palla ma sventatezza. E soprattutto cuore. Una gara per miocardi forti non per montolivismi, con il Franchi chiamato a diventare un reparto di cardiologia più che uno stadio.

E’ vero: tutto ciò potrebbe anche non bastare per ridurre lo spread tecnico fra le due formazioni. Ma in fondo anche i 300 delle Termopili dovevano essere spazzati in un colpo dai persiani e David con Golia buscarne sode. Invece è andata altrimenti. Roba da epica. Dovesse mai risuccedere, ci finirebbe anche la Fiorentina senza pronostico e senza centravanti di oggi.

Stefano Cecchi - La Nazione