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Lotti: “Diritti TV, ecco le linee guida dei cambiamenti. Senza barriere al Franchi…”

L'analisi del ministro dello Sport

Redazione VN

Il ministro dello Sport Luca Lotti ha preso la parola rilasciando un'intervista al Corriere dello Sport. Ecco alcuni passaggi delle sue dichiarazioni:

La riforma dei diritti televisivi è arrivata. Tanti ormai non ci credevano, qualcuno magari sperava non fosse neanche varata: secondo la sua percezione i club come l’hanno accolta?

«Leggo al momento tabelle e numeri abbastanza imprecisi. Non so come abbiano potuto calcolare determinate cifre senza conoscere, non solo le percentuali, ma anche i criteri. Io ho cercato di fare una riforma dopo aver ascoltato tutte le società di serie A, ovviamente però decidendo di rivedere quei parametri nati per rendere il campionato più spettacolare, ma che a nove anni di distanza non andavano più bene. Abbiamo elevato dal 40% al 50% la cifra da dividere in parti uguali. Abbiamo dato un po’ più di peso ai punti in classifica, e alle posizione degli ultimi tre campionati. Poi abbiamo deciso di dare il 20% secondo criteri diversi legati al pubblico e all’audience televisiva o al pubblico in generale. Scenderemo nel dettaglio con un decreto ad hoc, per stabilire quali siano i parametri più giusti e condivisi con le squadre».

E le reazioni quali sono state finora?

«Silenzio e stupore, per adesso. Stupore perché c’era chi non credeva ce l’avremmo fatta. Silenzio perché ancora non si conoscono i numeri. Però credo alle mie idee, al percorso compiuto, basato su tre pilastri fondamentali: la legge sugli stadi inserita nella manovrina di giugno. La parte che riguarda la governance della Lega, speriamo a proposito arrivi presto l’amministratore delegato. Infine la riorganizzazione dei diritti tv. Tutto per rendere più competitivo il nostro campionato. Una volta era il più bello del mondo, ora vale un po’ meno. Oggi credo ci sia la possibilità per recupare terreno e creare maggiore valore».

(...)

Ma i presidenti delle società a questa rivoluzione ci credono?

«Ci devono credere. Uno stadio ordinato, uno stadio dove una famiglia può andare a vedere una partita, può riportare più pubblico. Nella riforma che abbiamo fatto della legge Melandri c’è una incentivazione alla vendita dei biglietti. Garantendo certo sicurezza e magari un abbassamento dei prezzi, se questo dovesse aiutare. Però mi lasci dire: abbiamo anche segni che vanno in una direzione giusta, grazie ai club. Penso all'abbattimento delle barriere a Firenze, a Frosinone, nei nuovi stadi dell’Udinese e della Juve. Ci sono insomma tanti segni positivi. Oggi se viene a Firenze a vedere una partita si accorgerà che senza la barriera che circondava il Franchi il pubblico si gode meglio lo spettacolo. C’è una trasformazione in atto. Magari lenta, ma c’è».

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