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L’occasione persa di Cerci

Un talento rimasto a metà. L’articolo di Angelo Giorgetti

Redazione VN

Pochi come lui. Per fortuna dice qualcuno, purtroppo pensano altri. Perché sul conto di Alessio Cerci i favorevoli e i contrari sono da sempre pronti alla rissa, divisi da certezze non modificabili. Ognuno vede il meglio e il peggio di un giocatore che comunque — in due anni accidentati — è stato il vicecapocannoniere viola. Uno così può fare la differenza, ma anche crearti fantastici problemi: insomma la solita storia, un po’ noiosa, scritta e letta cento volte. Resta un dato di fatto: il divorzio con la Fiorentina è nato perché il confine fra il talento puro del giocatore e la sua discontinuità è rimasto sottile, il salto di qualità che ci sia aspettava non è evidentemente arrivato neanche dopo le promesse fatte a maggio: «Sono cambiato».

Questa è l’intepretazione da fuori, sapendo che fra Montella e il giocatore non è nato un feeling, anzi è successo esattamente il contrario, durante il ritiro di Moena. E se il clima all’interno dello spogliatoio è cambiato con il clamoroso repulisti, l’impegno negli allenamenti era l’unica base giusta per ricominciare il rapporto. «Ho bisogno di sentirmi importante», aveva confessato Cerci in un’intervista proprio a questo giornale. Ma l’importanza per Montella uno se la conquista sul campo, allenandosi come e più degli altri. Su cosa Alessio sia scivolato lo sanno i suoi compagni, noi possiamo immaginarlo. E augurarci che il confine fra talento e discontinuità non penda improvvisamente da una parte a Torino, dove Ventura ritroverà un bravo giocatore da far crescere, in tutti i sensi.

Angelo Giorgetti - La Nazione