Meno male che Emiliano «è uno di loro». Cresciuto in mezzo a loro, col viola nel cuore e quella maglia sempre in testa. Viviano lo sa. Firenze è fatta così. Si spacca su tutto, altrimenti che gusto c’è? Lui è riuscito a metterli d’accordo. Lo volevano addirittura con la fascia al braccio e il numero dieci sulle spalle. «Almeno lui sa cosa vuol dire», dicevano. Un mese (giorno più giorno meno) ad aspettare un via libera che non arrivava mai. L’estate del ragazzo cresciuto nella pancia di questa città è stata splendida e allo stesso tempo estenuante. (...)
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Lo strano destino del tifoso Viviano
C’è chi lo critica duramente e chi lo difende a prescindere (COMMENTA)
Un errore col Galatasaray, e quel dolore al ginocchio che sembrava spalancare le porte di un incubo. Lo stesso che lo scorso anno lo ha costretto a sei mesi di stop. Invece no, perché l’infortunio rimediato in Turchia era meno grave di quanto si pensasse. Abbastanza comunque per costringerlo a fermarsi, complicando non poco la ricerca della miglior condizione. L’errore sul primo gol del Napoli, l’altra sera, dipende anche da questo. La forza non è ancora quella che vorrebbe e qualcosa, nella spinta alla ricerca di quel pallone lento ma dispettoso, è mancato. E allora via al dibattito. Su radio e siti internet si è scatenata la discussione. Tipicamente fiorentina, e quindi esagerata. «Abbiamo voluto comprare un portiere a tutti i costi quando avevamo Neto, che gioca in Nazionale col Brasile », scrive qualcuno. «Potevamo rinnovare il contratto a Boruc», rilanciano altri.
Dall’altra parte ci sono quelli che «Viviano va difeso a prescindere», o che «discuterlo significa non capire niente di calcio». Guelfi e Ghibellini, tanto per cambiare. Una cosa è certa. Emiliano era preparato, ma non si è tirato indietro. Anzi. Ha fatto di tutto pur di arrivare alla Fiorentina. Del resto si sa, essere profeti in patria è roba dura. Chiedere a Totti o De Rossi per credere. Se le cose vanno bene sei eroe e capopopolo, altrimenti diventi il bersaglio più semplice. Per fortuna che c’è la Nazionale. Cesare Prandelli ha dimostrato per l’ennesima volta quanta sia la sua stima per il numero uno viola. Perché alla fine sarebbe tanto semplice. «A Napoli ha sbagliato, ma il valore assoluto resta». Si chiama buon senso, e non manca nemmeno tra i fiorentini.
Matteo Magrini - La Repubblica
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