Si è presentato coi capelli rasati a zero. E i compagni lo hanno riempito di pacche in testa e di prese in giro. Non aspettavano altro, nello spogliatoio giallorosso: mettere in mezzo Adem il fantasista, il ragazzino che ha fatto di tutto per lasciare Firenze, sistemare i bagagli dalle parti dell’Eur e iniziare una nuova avventura con l’obiettivo di dire addio per sempre alla fama di eterno incompreso. O non compreso del tutto, comunque, visto che i piedi sono d’oro ma la testa è quella che è. La missione al momento è ancora incompiuta nonostante i 12 milioni spesi dalla Roma per le prestazioni di quello che a suo tempo era chiamato il Kakà dei Balcani e che, dopo anni di gavetta, alti, bassi e schiaffoni, ancora galleggia nel limbo di color che son sospesi tra la gloria e la panchina.
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Ljajic, il fenomeno incompiuto
L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara
Il Ljajic giallorosso si era presentato con un gol quasi al primo tiro. Entrato da pochi minuti lui calcia e alza le braccia al cielo. Ma che vuoi di più? Il passato è cancellato in un istante e lui, che come tanti non l’avrebbe mai immaginato, inizia a surfare in testa alla classifica insieme ai suoi compagni. Roma capoccia, insomma. Finchè c’è Totti, perlomeno. Ma Garcia resta comunque una gran bella novità del nostro calcio. Lui Adem lo vede, ma non è che ci stravede. Il fatto è che se lo metti nella formazione titolare Ljajic si mimetizza col nulla e svanisce lassù sulla sinistra. Insomma, non rende un granché. Altra storia se parte dalla panchina.
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