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L’ironia può ferire. Ma allontana i violenti

Hanno usato l’ironia i fiorentini. Si sono affidati a quello che sanno fare meglio quando proprio non ne potevano più. Non una reazione violenta, non bombe carta o fumogeni, non …

Redazione VN

Hanno usato l’ironia i fiorentini. Si sono affidati a quello che sanno fare meglio quando proprio non ne potevano più. Non una reazione violenta, non bombe carta o fumogeni, non la richiesta di «spiegazioni» agli ultras con tanto di ordine di togliersi la maglia, assurda umiliazione pubblica che ha preso fin troppo piede negli ultimi anni nei nostri stadi. Niente di tutto questo, per fortuna. Ma applausi e cori ironici, rivolti a tutti senza esclusione di colpi. Un modo per esprimere il proprio dissenso, ma anche per sdrammatizzare un momento difficile per tutti, anche per chi aveva risposto presente, nonostante tutto. Perché l’ironia, come insegna Monicelli con il suo Amici Miei , a Firenze non risparmia nessuno, nemmeno i funerali. Un modo, insomma, per non prendersi mai troppo sul serio. Certo, vista dalla parte di Montella e di chi in quel momento stava vivendo il proprio dramma sportivo non deve essere stato facile. Perché l’ironia in riva all’Arno sa essere anche crudele. Soprattutto con chi fiorentino non è e che magari non ha proprio voglia di scherzare. Pensiamo ai tanti stranieri viola, ma anche allo stesso Montella che pure arriva da una terra dove certo non manca il senso dell’umorismo. Ma quella è un’ironia diversa, amara e gentile. Un po’ come quella di Massimo Troisi che, però, proprio con il toscanaccio Roberto Benigni, ha realizzato uno dei suoi film più riusciti: Non ci resta che piangere . Comicità fiorentina e quella napoletana, un mix perfetto e forse irripetibile. Per farsi una risata. Magari per una volta anche insieme a Montella.

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino