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L’infallibilità del mancino

Ilicic appare trasformato rispetto allo scorso inizio di campionato

Saverio Pestuggia

E l’ottimismo è stata ripagato. Terzo gol in campionato e viola in vantaggio. Un copione che la Fiorentina aveva già vissuto due volte in questa stagione (contro Milan e Inter), recitato a meraviglia proprio da Ilicic, a segno sempre dagli undici metri.

E anche questa è una notizia, considerando gli otto rigori sbagliati nell’ultimo anno della gestione Montella. Colpa, forse, anche del continuo cambio di rigorista, che ha dato vita ad un vero e proprio tabù. Infranto finalmente grazie alla personalità e alla precisione di Ilicic che anche ieri ha costretto Sportiello a buttarsi dalla parte sbagliata. Lo sperava Paulo Sousa, che appena arrivato a Firenze ha chiesto alla proprietà di inserire proprio il numero 72 nella lista dei calciatori incedibili. E così è stato, nonostante alcune offerte arrivate in estate dall’estero, interessanti ma rimandate immediatamente al mittente. Senza nessuna trattativa. Anche perché il modulo scelto inizialmente e proposto anche ieri (4-2-3-1) era proprio cucito addosso ai suoi movimenti, perfetti per chi gioca da trequartista dietro alla punta. E di questo se ne sono accorti ieri sera anche i giocatori dell’Atalanta, alle prese con un giocatore presente in tutte le zone del campo per prendersi il pallone. Ci ha provato da lontano, cercando l’uno-due con Kalinic o l’azione personale. Il resto lo ha fatto l’intesa con i compagni. La seconda tappa della metamorfosi di Ilicic. Accusato in passato di un egoismo nascosto dietro alla voglia esasperata di dimostrare di valere quei nove milioni pagati al Palermo nel 2013. Ora gioca con gli altri, tanto da dare l’impressione di ricercare più l’«assist perfetto» del gol personale.

Anche se il gol su azione gli manca ancora, per coronare un inizio di stagione da record, che lascia spazio ai sogni ma anche all’equilibrio: «Dobbiamo pensare partita per partita, senza guardare la classifica», ha detto. Nello spogliatoio però è affissa alla porta e anche lo sloveno ogni tanto una sbirciata la dà, rimandando il tempo dei sogni. Ora si accontenta degli applausi. Un tributo meritato che il Franchi gli regala tutte le volte che segna o che rincorre un avversario per recuperare la palla, prima di una standing ovation che certifica ancora una volta la chiusura della sua metamorfosi. Fatta di gol e grandi rincorse.

CORRIERE FIORENTINO