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Liberiamoci dal “Birbatov”

Della Bulgaria sappiamo poche cose. Che ci sono maggioranze plebiscitarie. Che, a sentir Battiato, c’è gente che danza sui carboni ardenti. Che l’arte acrobatica si presta alla parodia, come insegnano …

Redazione VN

Della Bulgaria sappiamo poche cose. Che ci sono maggioranze plebiscitarie. Che, a sentir Battiato, c’è gente che danza sui carboni ardenti. Che l’arte acrobatica si presta alla parodia, come insegnano Aldo, Giovanni e Giacomo. Adesso sappiamo anche che le parole date dai suoi centravanti valgono come un Bot greco o un libro di Barbara D’Urso: carta straccia.

La vicenda di Dimitar Berbatov, tre giorni dopo sta ancora lì a galleggiare nell’aria, rammentando la dimensione ascellare del calcio di oggi, affollato da troppi denari e troppi personaggi da Totò-truffa. Parlano i fatti e pure le foto. Come quella, strepitosa, postata dallo stesso Berbatov su Facebook dall’aeroporto di Monaco. Si vede il bomber plurifirma («Birbatov» come l’ha ribattezzato un collega della cronaca) in camicia psichedelica e accanto a lui il manager, Emil Dantchev, vestito come Gioele Dix quando fa la parodia dell’automobilista, con un sorriso da stregatto a demonizzargli il volto.

Servisse un’immagine a rappresentare il Gatto e la Volpe versione terzo Millennio, non esiste scatto più efficace. Dimitar, Emil e la loro sgangherata evidenza di chi non ha confini di lealtà pur di arrivare agli zecchini d’oro dei presidenti. Il football minoraiolato, ahimé. Magari per molti un semplice dato di fatto. Ma per chi ha il cuore ancorato al Novecento, sembra quasi impossibile che un veicolo di sogni e di fantasia quale è stato il calcio per ogni adolescente, possa oggi essere ostaggio di questi personaggi alla Capanelle, più adatti a un ruolo nei «Nuovi mostri» di Dino Risi che non al mondo dello sport. Davvero non si può fare a meno di ciò? Davvero il procuratore biscazziere deve essere la colonna portante del football del futuro? Davvero è accettabile che i Simone Farina ne vengano espulsi rimanendo senza un contratto, mentre costoro si coprono di d’oro?

Per fortuna, ad allontanarci da questi pensieri, arriva la domenica e un prato di calcio. La Fiorentina stasera scende fino a Napoli a misurare se la vittoria con l’Udinese era un presagio di successi o solo un caso. Lo farà senza un centravanti bulgaro guappo ma con la forza di un ambiente che ha ritrovato passione e un orgoglio di appartenenza. Già, la passione, l’orgoglio, il gusto di sventolare una bandiera. Roba senza prezzo. Come lo sono le cose migliori della vita. Ma questo i «Birbatov» e i loro procuratori-Capannelle non lo sapranno mai.

Stefano Cecchi - La Nazione