L'inizio della fine cominciò da lì, da quell'incredibile errore di Mihajlovic, che non si accorse di quante volte Hernanes saltasse De Silvestri. «L'abbiamo fregato», si lasciò scappare Reja in panchina, dopo aver spostato il brasiliano sulla sinistra, e aveva ragione. Nessun rimedio e nessun raddoppio, un massacro tecnico e tattico continuo e la Lazio che vince la partita rimontando il gol iniziale di Cerci. Quello fu il punto di non ritorno tra il tecnico serbo e l'ambiente viola. E pensare che invece tredici anni prima il tecnico più amato da Mihajlovic, stiamo parlando di Sven Goran Eriksson, venne salvato dalla Lazio. I viola della B2 (Baggio e Borgonovo) non andavano neanche a spingerli e nelle ultime partite del 1988 avevano perso quattro volte su cinque. Tirava dunque una bruttissima aria per «Svengo», ma nella prima gara del nuovo anno la coppia d'oro trovò definitivamente i meccanismi giusti e travolse i romani per 3 a 0. Lazio vuol dire anche statua a Batistuta, l'unico che abbia avuto un simile onore in ottantasei anni di storia viola.
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L’errore di Miha e Bati-statua
I precedenti rivisti da David Guetta sul Corriere Fiorentino
David Guetta - Corriere Fiorentino
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