stampa

Le regole uguali per tutti

Il commento di Benedetto Ferrara

Redazione VN

Fiorentina stanca e arbitro messo peggio di lei. Il senso della trasferta a Chievo lo riassumiamo così: le nazionali hanno tolto lucidità al gruppo ma questo pareggio sta un po’ stretto comunque, considerate le decisioni davvero curiose dell’arbitro Guida, che ha perso di vista il senso di una sfida non certo impossibile da gestire. Un rigore non concesso nel primo tempo. Magari non così evidente, ma se era stato punito il fallo di mano di Toni a Parma non si capisce perché questo no. Plateale quello negato nella ripresa per un fallo in area su Roncaglia. E qui c’è poco da dire. Così come c’è poco da scrivere sul giallo evitato a Dramè, che col secondo cartellino si sarebbe preso pure il rosso.

Sappiamo bene che è antipatico insistere sugli errori arbitrali. Può essere considerato provinciale (ma quando vengono toccate le grandi, queste fanno più bizze di chiunque altro), noioso, inutile o addirittura dannoso per il mantenimento di una serenità costantemente invocata dai padroni della baracca. E’ vero: l’isterismo non aiuta, ma puntare il dito senza alzare la voce (ma con decisione e magari a volte con ironia) sulle distorsioni di un campionato falsato (anche il rigore non concesso al Catania a San Siro non ha spiegazioni logiche) invece sì. Non a caso, un giocatore serio e di esperienza come Pizarro ha parlato chiaro. E ha poco senso avvinghiarsi su domande del tipo: ma sarà una congiura o sono scarsi gli arbitri? Qualunque sia la risposta questo mondo sempre meno credibile ha bisogno di dirigenti sopra le parti e di arbitri indipendenti da un sistema più polveroso della prima Repubblica. Sarebbe bello che tutti lottassero non solo per essere tutelati ma semplicemente e soprattutto per un calcio regolare e trasparente, dove lo stesso fallo venga punito su tutti i campi nello stesso modo e dove chi commette errori plateali ripetuti sparisca dal giro, così come i dirigenti incapaci.

D’altra parte pensare o immaginare che il pallone possa splendere in un paese dove la politica offre il peggio di sé è quasi impensabile. Però, se i manager di un calcio che pensa ai tifosi come clienti iniziassero a riflettere sul fatto che i clienti ne hanno le scatole piene di storie sporche, partite falsate e ruderi al potere forse qualcosa può anche accadere. Detto questo è bene anche dire che la Fiorentina di Verona non era la solita Fiorentina. La sosta ha portato a una piccola involuzione dovuta soprattutto alla stanchezza che ha slabbrato la squadra, allungandola e rendendola troppo prevedibile. La scarsa vena di Jovetic ha reso tutto più difficile e il fatto che il gioco offensivo alla fine passasse tutto da Cuadrado spiega la difficoltà di Montella, che tra l’altro contro la Lazio dovrà fare a meno degli ammoniti Pizarro e Roncaglia (anche qui c’è chi parla di cartellini chirurgici, ma il giallo veramente ridicolo è stato quello rifilato a Tomovic). Ma al di là di tutto, diciamocelo, c’è una Fiorentina che alla faccia di arbitraggi improbabili e problemi offensivi ha una classifica niente male e la possibilità di crescere e diventare più concreta e temibile. Insomma, ora pensiamo alla Lazio e a Klose, grande attaccante, ma anche il premio fair play (il cartellino viola) che sembra una barzelletta.

Benedetto Ferrara - La Repubblica