Il Grande imbroglio. Sono una stilettata al cuore del calcio italiano le carte dell'ordinanza che accompagnano l'arresto di Andrea Masiello, l'ex difensore del Bari, ora all'Atalanta, arrestato all'alba di ieri insieme con altri due amici, Giovanni Carella e Fabio Giacobbe. Masiello si trova in isolamento nell'infermeria del carcere. Per due motivi: secondo un deputato che l'ha incontrato potrebbe fare gesti inconsulti. Ma anche per proteggerlo dalle eventuali reazioni dei detenuti-tifosi. Al di là delle gravi responsabilità penali, molte ancora da accertare nel prosieguo delle indagini, c'è un lato sportivo molto più facile da individuare. E dai vari interrogatori, anche di giocatori non indagati, esce un mondo dove nessuno si sogna di denunciare le proposte indecenti. Ecco perché il procuratore Laudati ha spiegato che quello di ieri è solo un primo passo. Altri ne seguiranno. Spulciando le carte si capisce bene perché.
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L’ammissione di Masiello: “Autogol per 250mila euro”
Il Grande imbroglio: le proposte indecenti (anche da parte degli ultras)
Il prezzo giusto
Su Bari-Lecce 0-2 la combine è svelata dai verbali di Andrea Masiello e degli indagati Marco Rossi e il ristoratore De Tullio. E' un mister X leccese (per gli inquirenti agisce in nome della società) a proporre 300 mila euro per la vittoria degli ospiti. Ma la genesi della combine è particolare. Spiega Marco Rossi: «Prima della gara Masiello mi dice "Ci sarebbe un milione per perdere la partita". Rimango un pò scioccato, ma gli dico di lasciarmi stare. Il sabato sera in albergo Masiello mi chiama in camera. Eravamo gli stessi di Palermo-Bari, cioè oltre ad Andrea, io, Parisi e Bentivoglio. Lì sono arrivate due persone, amiche di Masiello. Dicono di offrire soldi per conto del figlio di Semeraro...». Le due persone sono Carella e Giacobbe, gli altri due arrestati. Quest'ultimo è un attore che ha avuto anche una particina in Manuale d'amore 3. L'offerta è bassa (30 mila) ed è rifiutata. Ma Masiello va avanti. Ammette, in un'integrazione mandata via fax dopo il secondo interrogatorio, di aver provocato volontariamente l'autogol del 2-0. E spiega che per quel risultato sono stati pagati in contanti circa 250 mila euro. Denaro consegnato di persona al giocatore e ai due suoi amici il 22 agosto in un albergo di Lecce da una persona che sembrava «vicina alla società» giallorossa. In cambio viene restituito l'assegno di 300 mila euro dato in garanzia prima del derby.
Il ruolo degli ultrà
Il Bari allo sbando fa gola a tutti: Masiello è contattato da Zingari ed emissari vari. Ma a un certo punto entrano in scena anche gli ultrà. Chiedono ai giocatori di perdere contro Cesena e Samp. Il motivo? Per scommettere a colpo sicuro. L'episodio è raccontato da Marco Rossi, ma soprattutto dal portiere Gillet. Pressato dal pm, prima nega. Poi improvvisamente ricorda: «La società ci ha detto che i tifosi volevano parlarci. "A Cesena dovete perdere". Lo hanno detto a me, Masiello, Donati, Almiron, Gazzi... Noi lo abbiamo riferito anche agli altri compagni. La nostra risposta è stata "non se ne parla". Poi sono andato dal d.s. Angelozzi a raccontare l'episodio. Mi disse: "Tappatevi le orecchie e giocatevi la partita". Ho parlato anche con l'allenatore Mutti. La sua risposta? Questa: "Lo avete detto alla società? Bene, noi andiamo là e ce la giochiamo...». Il Bari perde 1-0 e girano dei soldi. Masiello racconta agli inquirenti di aver ricevuto 20 mila euro da Antonio Bellavista. Soldi dati al difensore anche se non aveva partecipato alla trasferta (era squalificato). Nessuno denuncia le pressioni ricevute e le proposte di alterare i risultati. Un reato bello e buono per la procura federale di Palazzi.
Bologna e Portanova
A proposito di omessa denuncia. Dagli atti ne salta fuori una che metterebbe addirittura spalle al muro l'intera rosa del Bologna nella storia che gira intorno alla presunta combine per lo 0-4 contro il Bari. Masiello cerca e trova un contatto con Portanova (attraverso Meggiorini): gli preannuncia la visita di alcuni suoi parenti. Sono in realtà Carella e Giacobbe. Incontrano il difensore e gli fanno la proposta. Portanova prima non capisce bene, poi dopo aver parlato con la moglie (presente all'incontro) si schiarisce le idee tanto da richiamare i «parenti» di Masiello per avere spiegazioni sugli strani discorsi. E infine mette in guardia i compagni: «Attenzione, non aderite a nessuna richiesta strana avanzata da alcune persone». Forse è proprio Portanova a riferire ad Antonio Benfenati, arrestato a Cremona e socio di Cristiano Doni nel bagno di Cervia, dell'incontro avuto con i baresi «Sì, sono venuti a farci delle proposte... Come si permettono...». Benfenati alla festa con i calciatori del Bologna non è andato per caso: va a caccia di notizie. Chi lo manda? Il ristoratore De Tullio, suo amico da anni, al corrente dei «movimenti» teme di essere tagliato fuori dall'affare dal gruppo Masiello. Lo racconta al pm nell'interrogatorio: «Antonio, la quota del Bari è stupenda, è bellissima. Vedi se riesce a sapere qualcosa dai tuoi amici giocatori...».
La Gazzetta dello Sport
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