Non è bastato giocare una buona partita, compiere un mezzo miracolo su Milito nel secondo tempo, buttarsi persino nell’area avversaria alla ricerca del pareggio a tempo scaduto. Non è bastato per vendicarsi della squadra (l’Inter) che l’ha tanto cercato e poi scartato senza metterlo alla prova.
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La vendetta mancata di Viviano nello stadio del grande rifiuto
La maglia nerazzurra, un passato che non è mai diventato presente
Era cominciata con un brivido la serata di Viviano. Sarà stato il pensiero dei precedenti a San Siro contro l’Inter da avversario a creare qualche preoccupazione a Emiliano Viviano nel riscaldamento del posticipo di ieri sera. Tra un tiro e l’altro dei preparatori, il portiere della Fiorentina si è accasciato a terra toccandosi la pancia. Per qualche secondo si è ipotizzato che potesse cedere il posto da titolare al brasiliano Neto. Invece Viviano si è ripreso ed è regolarmente uscito dal tunnel degli spogliatoi dietro il capitano Pasqual. Chissà se nei minuti trascorsi negli spogliatoi del Meazza gli sono passati per la testa i gol a grappoli subiti nelle apparizioni milanesi contro i nerazzurri: 4-4 col Palermo lo scorso 1° febbraio, 4-1 e 3-0 col Bologna il 5 gennaio 2011 e 4 aprile 2010. Quasi una maledizione capace di protrarre nel tempo la delusione per non essere mai riuscito a guadagnare la fiducia dell’Inter. Tre anni di anticamera nel corso dei quali è svanita l’investitura dell’estate 2009 quando Viviano venne acquistato dall’Inter dopo la promozione in Serie A col Brescia: diventare il successore di Julio Cesar dopo un periodo di apprendistato. Solo che questa gavetta per un posto di lusso non è mai sfociata nell’attesa promozione.
Prima i due anni in prestito al Bologna, poi ancora l’Inter nell’estate 2011. Ma il ritorno viene subito rovinato dalla rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro in allenamento che
di fatto chiude la avventura nerazzurro. A gennaio 2012 il club nerazzurro lo cede in comproprietà al Palermo, a luglio il trasferimento diventa definitivo proprio nei giorni in cui arriva Samir Handanovic a sancire la fine dell’era Julio Cesar. Sarebbe stato l’appuntamento del destino per Viviano che invece deve cambiare sogno: dalla scalata all’Inter alla riconquista della Fiorentina, la squadra nella quale è cresciuto e per la quale fa il tifo.
In un improvviso mal di pancia possono nascondersi tante suggestioni. Ma poi basta prendere posizione tra i pali di San Siro e i pensieri cambiano perché ben presto Zanetti e compagni hanno iniziato a bersagliare Viviano. Milito lo ha fulminato dal dischetto proprio come successo a febbraio in uno dei quattro atti della quaterna del Principe. Viviano, con una smanacciata in uscita, aveva invano provato a fermare l’azione che poi ha finito per provocare la massima punizione fischiata contro la Fiorentina
Poco dopo è stato salvato dalla traversa su un’altra iniziativa del centravanti argentino. Tutta sua invece la parata sul numero 22 lanciato solo verso la sua porta. Solo un modo di arrestare la mareggiata che immancabilmente lo travolge in casa della squadra che avrebbe dovuto essere sua. Cambia solo il nome del marcatore: Cassano al posto di Milito. Ma i fantasmi del passato mai diventato presente sono sempre gli stessi.
la Repubblica
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