«Se rinasco, voglio essere Iakovenko», sentita per davvero da un ragazzo bardato di viola dalle parti del Franchi, dopo un allenamento della Fiorentina. È il segno dei tempi che cambiano. Una volta si sognava di essere Antognoni, Baggio, Batistuta, al limite un centrocampista qualsiasi che almeno giocava. Oggi invece qualcuno vuole diventare come il quasi ventottenne esterno ucraino. I motivi? Il primo è l’ingaggio non proprio da top player, ma insomma abbastanza ragguardevole, specialmente in questi tempi di vacche magre: un milione lordo a stagione fino al 30 giugno 2016, soldi generosamente e puntualmente corrisposti solo per capire bene come allena Montella. Sì, perché il buon Oleksandr da tempo immemore non vede nemmeno la panchina (zero presenze quest’anno) e vive quindi beato il proprio ruolo da separato in casa e di inviato speciale al Centro Sportivo. Certo, così può seguire da vicino le varie evoluzioni tattiche della Fiorentina e, se potesse scrivere almeno su un blog, magari illuminerebbe il popolo viola sui vari passaggi della stagione, dal 4-3-3 al 3-5-2 per finire a Cuadrado dietro l’unica punta. Forse qualche volta avrà pensato a quanto è bello volare (più o meno…) sulla fascia.
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La strana storia del fantasma Iakovenko
«Se rinasco, voglio essere Iakovenko», sentita per davvero da un ragazzo bardato di viola dalle parti del Franchi, dopo un allenamento della Fiorentina. È il segno dei tempi che cambiano. …
Il secondo motivo è lady Iakovenko, al secolo Anna Nyzhnyk, una signora molto gentile e premurosa con i suoi due figli che non passa certo inosservata per la sua bellezza. La si vede spesso in giro dalle parti di Sant’Ambrogio, dove fa la spesa sorridente. Chi ride un po’ meno però è la Fiorentina, che ha provato ad offrire il taciturno Oleksandr a destra e sinistra ricevendo al massimo frasi di circostanza. Montella lo ha avuto a disposizione per sei mesi nella passata stagione e non deve essere stato esattamente un colpo di fulmine, visto che è stato impiegato a spizzichi e bocconi in Europa e soprattutto in campionato, dove ha collezionato appena tre spezzoni di gara. Non gli ha fatto bene nemmeno l’aria spagnola, più esattamente quella di Malaga, dove la squadra provava a ripartire dopo i sogni di gloria finiti amaramente con i soldi dei mecenati arabi.
Dopo nove presenze e un gol Yako ha malinconicamente ripreso l’aereo con destinazione Peretola tra lo sconforto generale. Eppure la recente storia della Fiorentina avrebbe dovuto insegnargli che Montella una chance la regala a tutti, basta meritarsela. E quando El Hamdaoui l’ha messa dentro a Cesena poteva scattargli dentro qualcosa, se non altro come orgoglio. E invece niente, diagramma piatto. Nessun recupero quasi miracoloso come è avvenuto con Vargas o comunque dignitoso come appunto con l’attaccante marocchino e Lazzari. Di Iako invece non si hanno più notizie, e non certo colpa per colpa di Montella.
David Guetta - Corriere Fiorentino
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