Temo che Buffon abbia solo anticipato quello che succederà nelle prossime settimane, via via che il timore della gente per la sorte delle proprie squadre porterà a cercare un altro colpevole. E i media in questo senso sono sempre i primi sospettati perché la colpa avviene tramite loro, sono loro che la raccontano. È sempre successo così. Si parte da un'infinita voglia di ripulire tutto e si arriva sempre al piacere di dare la colpa al mondo, comunque a un altro. È successo con Moggi, succederà con le scommesse, impossibile trovare un'evidenza che tenga. C'è però qualcosa di più profondo nelle dichiarazioni di Buffon. Sono convinto siano sincere, solo poco logiche. Il problema non è perché i giornalisti sappiano presto le cose, ma se le cose sono vere. Il problema sarebbe se raccontassero cose sbagliate. Saperlo prima degli altri è il loro mestiere. Buffon fa il mestiere che fa perché è il migliore, nessuno gliene ha mai fatto una colpa. In sostanza, Buffon dovrebbe seriamente capire che il peccato sta in chi lo commette, non in chi lo racconta.
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La sorpresa di un mondo che si credeva impunito
Temo che Buffon abbia solo anticipato quello che succederà nelle prossime settimane, via via che il timore della gente per la sorte delle proprie squadre porterà a cercare un altro …
C'è nella sua reazione una gran parte di sdegno autentico, ma anche un angolo di disabitudine all'accusa. Senza volerlo Buffon tocca la vera debolezza del calcio: una profonda coscienza di impunità. Buffon accetta di essere uomo pubblico, tutti i calciatori lo fanno volentieri, ma hanno difficoltà davanti ai problemi dell'essere pubblico. Sono di solito protetti dalla religione che rappresentano, dalla loro gioventù ricca e diversa. Accettano la luce del grande calcio, ma non il peso. Pensano che raccontare un mondo significhi automaticamente farne parte, spartirne i vantaggi. Questo è il vero punto. Le scommesse, come Calciopoli, interrompono la complicità tra il calcio e i media. E la realtà suscita stupore. «Voi sapete tutto prima» dice Buffon. È chiaro che non è una accusa seria, ma la denuncia di un patto silenzioso che il calcio vede improvvisamente interrotto. Forse non ha torto nemmeno Buffon, forse spesso i media sono davvero complici. Sta di fatto che questo è il momento sbagliato per avere dubbi. Tocca al calcio curare se stesso. È il suo male il vero spettacolo, non quello che finisce in pagina.
Mario Sconcerti - Corriere della Sera
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