stampa

La rinascita di Olivera, uruguagio senza la “i”

Lui non ha la lettera «i» nel finale del nome, si chiama Ruben Ariel Olivera da Rosa.  L’altro, arrivato anni prima in viola, si chiamava Luis Airton Barroso Oliveira (ecco …

Redazione VN

Lui non ha la lettera «i» nel finale del nome, si chiama Ruben Ariel Olivera da Rosa. 

L’altro, arrivato anni prima in viola, si chiamava Luis Airton Barroso Oliveira (ecco la «i»), detto Lulù. Tutt’e due sudamericani, il primo dell’Uruguay, come i primi stranieri, tipo Petrone, voluti dal marchese Ridolfi nella prima Fiorentina, il secondo del Brasile. Lulù veniva dal Cagliari. nove miliardi, più «Pomodoro» Banchelli. Era il ’96. Segnò molto, 95 presenze, 27 reti.

L’Olivera senza la «i» è una scorta preziosissima per i viola. Da le sue parti lo chiamavano «El pollo», soprannome che non ci piace, al contrario del giocatore stesso, che nella Fiorentina ha portato tra l’altro l’esperienza fatta nel Danubio di Montevideo, nella Juventus, nell’Atletico Madrid, nella Sampdoria, nel Penarol, nel Genoa, nel Lecce.

Per dire che di palloni ne ha giocati tanti, anzi di più. Centrocampista non molto appariscente, ma non è detto che sia un difetto. Definirlo una riserva sarebbe quasi un affronto. 

E’ nel gruppo, tra ottimi centrocampisti quali Pizarro, Borja Valero, Aquilani. Ne manca uno? Ecco Olivera. E’ un gran bel gruppo compatto, direbbero nel ciclismo.

La Nazione